Virus e bimbi a casa. Ma le mamme non si possono ammalare

Le mamme non si possono ammalare. Qualsiasi influenza a loro è vietata: perché anche se se la beccano, devo far finta di non averla presa.
Dovrebbe essere sancito per legge che possano anche loro essere contagiate da una gastroenterite, per esempio.
Perché il diritto a un mezzo pomeriggio a letto, se sei afflitto da un virus che ti stronca a metà, mica lo puoi rivendicare.

Me ne sono ricordata qualche giorno fa, quando il piccolo mi ha appiccato addosso la sua fortuna pasquale. Lui, il giorno dopo il ko, era arzillo e pimpante. Io, invece, stesa a terra, oltretutto dopo una serata al pronto soccorso (per lui) e una notte insonne (come sopra).

pronto soccorso incidenteMa le scuole erano chiuse. Ma lui era al lavoro. Ma i nonni pure. 

La mattina, appena sveglia, ho pensato che no, non ce l’avrei fatta ad arrivare a sera. Poi ho stretto i denti, resistendo fino a pranzo (cucinare quando vorresti vedere tutto fuorché il cibo è un’esperienza da provare, già numerosamente volte testata in gravidanza).

Alle due ho dato forfait.
Al piccolo ho detto di addormentarsi da solo, letteralmente.
Alla grande che la casa era sua e poteva farne ciò che credeva.
Ho dato due giri di chiave alla porta e poi non so più cosa è successo.

Di sicuro, che sono rimasta a letto per almeno otto ore.
Che quando il nano ha iniziato a piangere gli ho detto dal mio letto “ti prego dormi un altro po’”. Che quando ha dato segnali di volersi alzare sul serio ho istruito la sorella affinché facessero merenda insieme. E poi, sempre dal mio capezzale, con un occhio chiuso e uno mezzo aperto, ho consigliato questo e quel gioco, ricaricato il tablet almeno due volte per sostenere il rirmo delle puntate di Peppa Pig che il piccolo si è auto-inflitto per resistere alla nostalgia materna. La grande, intanto, non so quantificare quanti chilometri di dvd abbia macinato.

Fino a che una presenza adulta che non fossi io, verso le sette, si è palesata. E ho potuto sprofondare nel mio sonno e nel mio virus.

Senza scadere nelle banalità mi chiedo: se fossi stata un uomo, sarebbe andata così?

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