Si chiamano Silvia Vitali, Francesca Perani e Mariacristina Brembilla. Sono le prime tre architette d’Italia. Ufficialmente. Il 15 marzo l’Ordine degli architetti di Bergamo, dove le tre donne (tutte tra i 40 e i 50 anni) lavorano, ha approvato la loro richiesta di inserire nel timbro il titolo declinato al femminile. Al Corriere di Bergamo le tre pioniere, da sempre in prima linea per la parità di genere, hanno detto che il gesto “non è assolutamente uno sfizio, ma un segnale di autoriconoscimento“, un atto “per fare emergere la figura professionale, solitamente nascosta nella grammatica”. Riconoscono pure che si tratta di “una provocazione ma lo spirito dell’iniziativa è fare cultura attraverso il linguaggio”.
Oltre le parole vi sono i numeri che penalizzano le donne: elle facoltà di architettura le studentesse sono oltre il 50% del totale, negli ordini invece poco più del 30%. Tuttavia gli uomini guadagnano mediamente di più: ben il 57%. A questo si aggiungano i problemi relativi a qualsiasi professione femminile come la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.
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