“Ma quanto sei bella”.
Non passa giorno che il piccolo di casa, due anni e mezzo, se ne esca con la sua dichiarazione di amore verso di me.
Quando non è così zelante, non mi va nemmeno troppo male: “Sei carina, mamma”.
La mattina, dopo che l’ho vestito, mi pettina mentre recita “che bei capelli”. E oggi, prima di prendere la via dell’asilo, si è raccomandato che mi mettessi le scarpe nuove. Ci tiene, insomma, che mi presenti bene.
Me lo dicevano, che i maschi sono coccoloni. Ma io, allergica ai luoghi comuni, sentenziavo: “Meglio le femmine, più autonome ed emancipate. E meno mammone”.
Peccato che, sul fronte affettivo, abbia dovuto dare un po’ ragione agli stereotipi. Abbracciare la ragazza di casa, otto anni, è un’impresa: se non ti scansa si scherma con le mani, se non si scherma con le mani le stampi un bacio sulla guancia e attacca a pulirsi, se non attacca a pulirsi scappa per casa. Il bacino fuori dalla scuola al suono della campanella? Utopia. Quello della buonanotte? E a cosa servirebbe mai?
A volte incolpo la pre-adolescenza incombente, altre mi ricordo che è sempre stata così. Sarà colpa del segno zodiacale, un leone gelido fuori e morbido dentro? Chissà.
Fatto sta che al momento “grattini”, che pretende ogni sera sotto le coperte, guai a me se vado oltre lo schema:
“Posso abbracciarti?”
“E perché?”.
“Se ti do un bacino, puoi evitare di tirarti indietro?”
“Va beneeeeeeeeeee, che due scatole mamma”.
Insomma, mentre lei irrigidisce tutti i muscoli per privarsi del contatto, il fratello fa il languido dei languidi. A lui può fare tutto: mordergli i piedi e accarezzargli il sedere, grattargli la testa e riempirlo di pizzicotti. Lei, intanto, si sotterrerebbe pur di fuggire a ogni sembianza di coccola.
Insomma, se siete un minimo epidermiche, il maschio vi scioglie. Altro che lettere d’amore.
Ma è davvero una questione di maschi e femmine?
O c’entra con il rapporto figlio-madre e figlia-madre?
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