Ravenna, nutrie al parco dei bimbi

parco giochi non accessibili ai bimbi disabiliAl parco Teodorico di Ravenna proliferano le nutrie. Una colonia ormai vive stabilmente nei pressi del laghetto, non lontano dai giochi dei bambini. Con l’arrivo della bella stagione, molti genitori si dicono preoccupati e più d’uno ci ha segnalato il fatto, chiedendo che la circostanza sia portata a conoscenza dell’opinione pubblica affinché vengano presi provvedimenti urgenti e definitivi contro quella che viene definita una vera e propria “emergenza sanitaria“.

Solo negli ultimi sei mesi del 2016, specificano le statistiche, in provincia di Ravenna sono state abbattute 1700 nutrie. Catturate tramite gabbie e poi soppresse con armi di piccolo calibro o con il biossido di carbonio. Questi roditori, che vivono soprattutto lungo canali, fiumi e corsi d’acqua, nel 2014 sono stati oggetto di un apposito provvedimento dell’Unione Europea che ha raccomandato agli Stati membri “di provvedere all’eradicazione rapida di tale specie”, a causa dei danni provocati dalle loro tane agli argini.

La proliferazione di questa bestiola originaria del Sud America, poi, ha portato, lo Stato (con la legge 116 dell’11 agosto 2014) a inserirle nell’elenco delle specie nocive (sono considerate “infestanti e dannose”); sono accusate anche di provocare danni alle piantagioni e in generale all’ecosistema (si nutrono di uova di uccelli acquatici) e di causare anche problemi di tipo igienico-sanitario. La regione Emilia-Romagna ha dato facoltà di soppressione mediante armi da fuoco e trappole con la collaborazione degli Atc (ambiti territoriali di caccia) o direttamente da parte degli agricoltori. Tutte disposizioni che hanno provocato le proteste degli ambientalisti i quali sottolineano come in alcuni Paesi le nutrie vengano classificati come animali da compagnia per la loro docilità e si lamentano per una misura ritenuta crudele e che provoca “inutile sofferenza” agli animali non risolvendo il problema del crollo degli argini.

Volendo, la nutria sarebbe commestibile. Nulla ne vieta (con grande orrore degli animalisti) il consumo. Anzi. Con le circolari 17 del 20 gennaio 1959 e 144 del dicembre 1959, l’Alto commissariato per l’Igiene e la sanità pubblica presso il ministero degli Interni liberalizzò l’utilizzo delle carni di castorino (l’equivalente della nutria), a patto che fossero “sottoposte a vigilanza veterinaria, messe in vendita ad animale intero e individuate con apposito bollino a cura dell’allevatore”. Non a caso in Sud America la carne di nutria è considerata un piatto prelibato e con un certo potenziale nutritivo: vi sono pochi grassi e molte proteine e il sapore, dicono, assomiglia a quello del tacchino. I gran gourmet di oltre Oceano la cucinano in umido a mo’ di spezzatino con patate o peperoni e fagioli.

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