Ha lasciato il liceo classico di Ravenna nel 2014, nonostante i voti alti e un buon rapporto con insegnanti e compagni. E, dopo tre anni di homeschooling (tema trattato di recente nel documentario “Figli della libertà”), la 19enne Sara Lovallo sta preparando le valigie per la Scozia, dove tra un mese andrà a studiare al college per un Hnd (Higher National Diploma) in giornalismo, la sua vera passione. Sara è figlia di Marzia Bosoni, che l’esperienza di educazione parentale (l’Iqbal e Malala raccontata nell’omonimo blog) l’ha già fatta con i figli gemelli 15enni: “Simone è rientrato nella scuola tradizionale dalla prima superiore mentre David ha scelto di continuare”.
Sara, nel dire no alla scuola sei stata influenzata dal clima domestico?
“No, è stata una decisione del tutto mia. Chiaro, conoscevo già di cosa si trattava, visti i miei fratelli. Ma sono stata completamente autonoma nella scelta. Mia madre è stata contenta di assecondarmi”.
Come si svolgevano le tue giornate-tipo?
“Non ho mai avuto una giornata-tipo. Ero del tutto autodidatta, a parte per alcune materie. In greco e latino sono stata aiutata da un mio ex professore che veniva a casa in veste di tutor. Per matematica e fisica, mi ha seguita il compagno di mia madre. Per il resto, ho fatto di testa mia, non sempre basandomi sui libri di testo: ho usato molto Internet, i film, i romanzi. Ho viaggiato. E ho visitato mostre, musei e monumenti per studiare storia dell’arte”.
Questo sistema libero che cosa ti ha consentito di fare?
“Di dare ascolto alle mie passioni, ai miei gusti, alle cose che mi interessano di più. Di capire che da grande voglio fare la giornalista: certi giorni ho frequentato alcuni corsi all’università, come uditrice”.
I tuoi professori come hanno reagito di fronte alla notizia che non saresti più andata a scuola?
“Alcuni mi hanno osteggiata, altri appoggiata. Io dico sempre che l’homeschooling non è per tutti. Dipende da tanti fattori. Prima di tutto il contesto familiare: un genitore in genere deve scegliere non lavorare fuori casa, come mia madre che fa la traduttrice e può quindi permetterselo. Ma dipende anche dalla libertà che uno sente di poter avere non aderendo alla scuola classica: fare homeschooling non significa solo dire no a un sistema che non piace e non soddisfa, perché tanto è meglio a casa. Significa fare dell’educazione parentale una grande opportunità di crescita e maturazione”.
Tornassi indietro, faresti l’homeschooler fin dalle elementari?
“Credo di sì, anche se una risposta precisa non posso averla. Ho come l’impressione che non mi sarebbe mancato nulla, se non fossi mai andata a scuola”.
Che cosa contesti?
“Contesto i voti, che fanno passare il messaggio che tu vali quattro perché nella verifica di scienze hai preso quattro. Contesto il modo di insegnare certe materie come storia, con freddezza e senza alcun collegamento con l’attualità. Contesto i programmi scolastici, che a volte sono rigidi e privi di alcuni passaggi fondamentali. Quando è stata ora di studiare ‘Dracula’, il libro me lo ha proposto in modo scontestualizzato. Allora sono andata sul web a studiarmi il background culturale, quello del vampirismo, senza il quale non avrei colto e apprezzato molto dell’opera”.
Alla fine, dopo tanto impegno, hai rifiutato di sostenere l’esame di maturità. Perché?
“Ho rifiutato che la mia educazione venisse giudicata da un’autorità esterna, non ho riconosciuto il valore di un foglio di carta che dovrebbe definirmi e aprirmi le porte del mondo, che ho scelto di spalancare in altro modo: viaggiando, scoprendo, facendo esperienze che la scuola non sempre consente di fare”.
Senza diploma non pensi di esserti preclusa una fetta di mondo del lavoro?
“No, voglio fare la giornalista e vivere fuori dall’Italia. Sogno di vivere in Canada dove credo che i miei talenti verranno apprezzati in quanto tali. Scrivo poesie da quando avevo sei anni, ho auto-pubblicato un saggio di filosofia, ho un blog. E quando vedranno i miei studi in Gran Bretagna non credo che strorceranno il naso”.
Homeschooling sì ma solo fuori dall’Italia, quindi?
“Questo è il mio desiderio. Ma voglio credere che anche in Italia ci sia posto per quelli con un percorso educativo come il mio. Bisogna solo che gli homeschooler siano pronti a combattere, a sapere reggere lo scontro, che siano responsabili e consapevoli di quello che vogliono. I genitori che mandano i figli alla scuola tradizionale delegano tutta l’educazione e poi si lamentano di quello che non va. Ecco, nell’homeschooling è tutto diverso: ci si prende l’intera responsabilità di tutto e se ne sente l’intero peso addosso. Si prende in mano la propria vita, si accettano le conseguenze di certe scelte”.
Da poco più di un anno è arrivato Francesco: che ne sarà della sua educazione?
“Da quanto dicono mia madre e il suo compagno, mio fratello non vedrà la scuola tradizionale: sarà homeschooler da subito”.
Non si perde qualcosa in termini di socialità?
“No, affatto. Io ho mantenuto i rapporti con i miei ex compagni e, avendo più tempo libero perché non ero costretta a stare in classe sei ore ogni giorno, ho aumentato il giro delle amicizie. Non sono andata in gita, certo, ma ho viaggiato in diversi Paesi d’Europa, facendo esperienze che resteranno mio patrimonio a vita”.
In questo articolo c'è 1 commento
Commenti:
Grazie, Silvia per il bell’articolo!
È stato un piacere parlare con te!
Commenta