Angelica Pellarini con Maele, tre anni, e Nicola, un mese
Angelica Pellarini con Maele, tre anni, e Nicola, un mese

L’avevamo intervistata quando Maele, il suo bambino, aveva appena sei mesi e lei, sedicenne, cercava di portare avanti le istanze delle mamme studentesse nelle scuole della sua città, Piacenza. Oggi Angelica Pellarini, fresca di diploma al liceo artistico “Bruno Cassinari”, è tornata ad allattare. Un mese fa è nato infatti Nicola, figlio del compagno ventenne con cui ha una relazione da due anni.

Nel frattempo, ha iniziato a lavorare come aiuto cuoca in un pub, dove è stata assunta, e si è iscritta a Scienze dell’educazione alla Cattolica, che ha un distaccamento a Piacenza. Il suo fidanzato, invece, fa il pendolare, visto che studia Medicina a Parma.

“La vita cambia di più quando diventi mamma per la prima volta che nel passaggio da uno a due bambini – racconta -. Ho la fortuna di avere l’aiuto dai nonni e ho molte meno ansie rispetto a quando Maele era piccolo. Per una crostea lattea correvo dal pediatra nel panico, adesso so che cos’è e come gestirla. I miei genitori, quando ho annunciato la seconda gravidanza, sono rimasti un attimo stupiti Ma erano già in modalità nonni, mi hanno dimostrato subito grande accoglienza”.

Nel mondo della scuola, invece, le cose vanno diversamente: “Sono arrivata alla maturità incinta di due mesi. Al massimo andavo in bagno un paio di volte in più rispetto agli altri per le nausee. Alla prima gravidanza il mio dirigente mi ha sempre trattata in modo genitile, consentendomi di uscire dall’aula per allattare Maele, che mi portava mia mamma all’ora della poppata, o di fare più assenze rispetto al consentito per accompagnare mio figlio a fare le vaccinazioni, dal medico o quando si ammalava. Ma ho parlato con altre ragazze che hanno avuto figli quando ancora erano alle superiori: a loro è andata ben peggio. Una mia amica, addirittura, si è sentita talmente ostacolata, anche solo per avere gli appunti dai compagni e non restare indietro, che alla fine ha deciso di cambiare scuola, perdendo un anno”. 

Angelica, per contrastare il fenomeno, aveva lanciato il progetto “Sensibilizzazione alla vita”, dedicato a favorire la conciliazione tra studio e maternità: “Avevo proposto di aumentare il monte-assenze dal 25 al 30%, di implementare un servizio di tutoring per seguire la mamma che non può frequentare le lezioni, di poter allattare a scuola in uno spazio adeguato e di poter rimanere a casa quando il bimbo non sta bene, come succede per le mamme lavoratrici. Ma andare nelle scuole a parlarne è stato quasi impossibile: mi hanno ostacolata, paventando che a parlare di questi temi avrei favorito gravidanze precoci. Motivazioni che trovo assurde. Io non ho mai detto che fare un figlio a sedici anni sia la scelta giusta, ognuno è libero di fare ciò che crede. Anzi, ascoltando la mia storia a qualcuna sarebbe potuto venire in mente di pensare meglio a come proteggersi per evitare gravidanze indesiderate”.

La situazione è ben diversa ora che Angelica è all’università: “Nel mio corso non c’è l’obbligo di frequenza. Gli esami e lo studio me li gestisco come credo. La vivo molto meglio. Prima, alle superiori, mi sembrava a volte di perdere tempo: l’intervallo o le interrogazioni dei compagni, per esempio, li avrei potuti evitare per stare con Maele. Invece ero lì, inchiodata sei ore a una sedia. Mi piacerebbe, se qualche dirigente scolastico è interessato, rilanciare il mio progetto. Prima di proporlo ho letto le 1700 pagine del regolamento della scuola: della gravidanza, non ho trovato traccia. Io stessa, per prendermi i permessi, dovevo essere dichiarata come inabile ad andare a lezione, come fossi stata malata”.