Metti l’anarchia di una domenica al parco giochi al chiuso

foto (64)“Sono entrata da cinque minuti e ho già mal di testa”.
“Ti capisco. Io ho preso l’analgesico prima di entrare”.

Non so quantificare quanta gente ci fosse ieri, domenica pomeriggio, nel parco giochi al chiuso dove – ma che cavolo mi è preso – ho deciso di trascinare i miei figli per tirare a far sera.

Già dal parcheggio, ho iniziato a innervosirmi. Sensazione che si è amplificata quando ho scorso decine di babbi (ebbene sì, erano tutti uomini) all’esterno della struttura, a fumare e chiacchierare o forse solo a prendere aria. Aria che, all’interno, era tremendamente viziata, nonostante lo spazio sia bello grandino.

Non so nemmeno dire quanti compleanni si stessero tenendo in contemporanea, forse tre o quattro, chissà. E quanti bambini sopra i tre anni si siano riversati di continuo nella zona 0-3, con la titolare – visibilmente scossa – tutta presa a riprendere figli non suoi, all’apparenza abbandonati dai genitori, estraendoli a forza dalla piscina della pallina. 

“Ma chi me l’ha fatto fare? – ha commentato sbuffando -. Tu li vedi i genitori? Io no. Mi tocca fare la mamma di tutti”.

E la mamma di un figlio non mio l’ho fatta pure io – detestandomi anche un po’ – quando un bambino, anche lui in stato di abbandono, percorrendo la scala di un gonfiabile al contrario, ha travolto e schiacciato mio figlio piccolo. Sì, quello mio per davvero, cresciuto nella mia pancia e affidato alle mie cure.

A un tratto, due fratelli hanno preso a darsele di santa ragione, con il grande che tirava i capelli al piccolo, viola in faccia e urlante: “Cosa devo fare?”, ho pensato tra me e me. Poi la maestrina ha prevalso e mi sono avvicinata per separarli. Quando mi sono voltata per vedere se ci fossero i genitori nei paraggi (a insultarmi o ringraziarmi, non saprei) non ho visto nessuno interessato alla scena, tantomeno a quei due bambini. E mi sono sentita meno in colpa per l’invadenza. 

Fino a che, dietro di me, ho scorto mia figlia grande con un pezzo di pizza in mano:
“E questa?”
“Mi sono infiltrata in un compleanno, mamma, tanto chi se ne accorge”. 

Ma dopo il primo mezzo minuto di ramanzina, ho smesso. Lei era già salita sul salterello e io avevo preso a chiedermi quali regole puoi cercare di impartire ai tuoi figli in un posto del genere, dove regna l’anarchia assoluta.

Allora mi sono rilassata, facendomi travolgere dagli eventi:
“Mamma, patatine”, ha chiesto il piccolo.
“Certo amore, patatine”.

E all’ora di uscire, poco prima della cena, è tornato alla carica:
“Mamma, io voglio chicche”
“Andiamo subito a comprare le chicche, che problema c’è?”. 

Perché lì dentro, la voglia di fare il genitore, ti passa tutta. E i bambini, che fino a poco prima consideravi il miracolo dei miracoli, ti sembrano improvvisamente da evitare come la peste.

Succede anche a voi?

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g