Alla mamma avevano dato l’ossitocina, l’ormone che stimola le contrazioni durante il parto. Potrebbe essere stata proprio questa una delle cause che hanno determinato la morte del neonato, a neanche 48 ore dalla nascita, avvenuta in acqua e apparentemente andata a buon fine: il piccolo pesava più di 4 chili.
La vicenda è successa all’ospedale di Lugo, il 16 maggio 2015. Per il decesso del bambino, figlio di una giovane coppia di Ravenna, sono indagati con l’accusa di omicidio colposo un’ostetrica e un ginecologo. I giudici adesso devono stabilire se il piccolo si sarebbe potuto salvare. La madre era alla 41esima settimana di una gravidanza condotta senza particolari problemi.
E, come racconta Il Resto del Carlino, qualche dubbio sulla condotta del personale ospedaliero c’è. La perizia disposta dal tribunale punta il dito soprattutto contro la somministrazione di ossitocina di cui, dicono gli esperti, “non si comprende la necessità”. Non solo: tra l’applicazione delle ventosa ostetrica sulla testa del bimbo, le manovre di trazione e la nascita il lasso di tempo sarebbe stato troppo lungo: 27 minuti. Dopo essere venuto al mondo il piccolo aveva cominciato a presentare problemi di asfissia: l’autopsia aveva trovato del meconio, la sostanza bruno-verdastra che si trova nell’intestino del feto al momento della nascita, negli alveoli polmonari. Inutile il trasferimento all’ospedale di Ravenna prima e a quello di Cesena poi. Il piccolo morì il 18 maggio.
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