
Diventare mamma le ha cambiato la vita. Ma la sua professione non ha subito particolari contraccolpi. Soprattutto perché Ilaria Iacoviello, 37 anni, giornalista Sky TG24 cresciuta a Ravenna da quando aveva tre mesi, ha scelto di non penalizzarsi: “Credo che un genitore soddisfatto accresca il benessere del proprio bambino. In ogni caso, non mi piace quando le mamme si criticano a vicenda. Nessuno ci insegna a esserlo. Tanto vale non puntare il dito contro chi lo fa in un modo che non ci appartiene o confà”.
Nel suo caso dopo la nascita di Francesco, due anni e mezzo fa, Ilaria ha scelto di restare a casa sei mesi, per poi rientrare a condurre il telegiornale e a fare cronaca: “Da qualche mese ho ripreso anche ad andare in trasferta. Francesco, che comunque frequenta il nido, resta con i miei genitori, il mio compagno o la tata. In ogni caso, quando sento che devo tornare, torno. Di recente ho seguito il terremoto a Norcia: quando ho capito che ero rimasta abbastanza lontana da lui, sono rientrata a Roma”.
Nella capitale, secondo Ilaria, crescere un bambino non è facile come nelle realtà piccole: “Lo dico sempre alle mie amiche di Ravenna: sono fortunatissime. Quando passo le vacanze nella casa dove abitavo con i miei genitori, mi stupisco di poter passare un’intera giornata al mare con mio figlio, di poter uscire la sera in bicicletta e farlo correre in piazza. Abitudini che, per chi le ha, possono sembrare scontate. Ma che invece sono qualcosa di prezioso”. Per fortuna, a Roma Ilaria vive una vita da quartiere: “Ho tutto a due passi da casa: l’asilo, la piscina, i parchi, il cinema. Ma spostarsi da lì è dura: qualche giorno fa dovevo raggiungere una collega e suo figlio ma la tangenziale era bloccata, così ho rinunciato. Qui bisogna ingegnarsi, accontentarsi perché non si possono sempre portare i bambini dove si vorrebbe. La qualità della vita è senz’altro inferiore”.
La giornata di Ilaria, a parte il fine settimana quando in genere conduce il telegiornale dell’alba, assomiglia a quella di molte altre: “Sveglia, colazione con Francesco, nido e via al lavoro. A riprenderlo, in genere, ci pensa la baby-sitter perché io rientro sulle sette. A parte quando sono in viaggio per lavoro. La mia fortuna sono i nonni, che io definisco il mio welfare state”. Suo figlio, in ogni caso, è tranquillo: “Il padre è asiatico e Francesco sembra già che abbia l’indole del ‘vivi e lascia vivere’. La sua frase più frequente, quando lo lascio, è ‘ciao mamma, a presto’. Credo abbia capito che, anche se qualche volta mi assento, ci sono comunque. Lui è stato davvero la chiave di volta della mia vita. Mi piacerebbe, un giorno, avere il secondo. E che sia femmina, magari”.
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