Compiti a casa: obbligare i figli, aiutarli o lasciarli perdere?

compiti scuolaLa maestre hanno dato l’alt: “Se i vostri figli si dimenticano diari, quaderni e libri a scuola e non sanno come fare i compiti, non chiedete aiuto ai compagni”. Insomma, bando allo scambio di foto delle pagine sul gruppo WhatsApp dei genitori. Divieto che è passato in sordina, visto che le famiglie continuano a lanciare appelli quotidianamente:

– Mi mandate pagina 27 del libro di matematica?
– Che cos’hanno da leggere oggi?
– Ma la scheda d’italiano è anche da colorare?
– Mi fotografate gli esercizi di inglese?

Anche io sono cascata nel tranello. Mia figlia che piange e invoca il ricorso al gruppo WhatsApp mi sfracella l’anima. E mentre lei piange, la parte razionale che mi sussurra di mandarla a scuola senza compiti non riesce a prendere il sopravvento.

Eppure, l’idea che sia bene responsabilizzarla di più mi trova d’accordissimo.
La trovo giustissima in teoria, poco praticabile nella pratica.
E allora, che si fa?

Domande che mi faccio anche quando lei, stoica, decide di non studiare storia (“tanto la so”) o di saltare la lettura (“tanto so leggere). Cosa è meglio? Lasciarla fare? Obbligarla?

L’ultimo avviso sul diario mi ha fatto ripensare all’ipotesi uno (lasciarla fare) che avevo deciso di percorrere:
“Le letture quotidiane assegnate alla classe sono da fare”.
Avviso che ho sottoposto di nuovo alla fanciulla:

“Era diretto a te, questo avviso?”.
“Assolutamente no, mamma. A tutti”.
“Ma tu non la fai mai, la lettura”.
“Perché io so leggere”.

E il quesito si potrebbe riaprire sull’argomento “errori”.
Se mentre fanno i compiti i bambini sbagliano, bisogna dirlo? O lasciarli sbagliare?
Qualche giorno fa ho aiutato mia figlia a fare un esercizio di inglese su “There is” e “There are”.
Era perfetto, ne sono consapevole.
Ma lei è tornata a casa con le frasi scarabocchiate e riscritte:
“Non l’abbiamo ancora corretto. Ma Francesco mi ha detto che avevo sbagliato tutto. Così l’ho rifatto come mi ha detto lui”.
Un pasticcio totale, un errore dietro l’altro.

Voi che cosa avreste fatto, a questo punto?
Domande che i miei genitori, senz’altro, non si facevano quando ero alle elementari. Perché io aprivo lo zaino, tiravo fuori i quaderni, facevo i compiti da sola e rimettevo tutto a posto.

 

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