Si chiama Mosè, ha due mesi e mezzo ed è nato in mezzo al mare durante la traversata dalla Libia all’Italia che i suoi genitori, Cristine e Alexis, hanno fatto per fuggire dalla Costa d’Avorio. Il piccolo vive ora con i genitori in una struttura di seconda accoglienza della cooperativa MondoDonna, in una piccola frazione di San Pietro in Casale, in provincia di Bologna.
La storia del bimbo, raccontata da Il Corriere della Sera, inizia lo scorso 18 luglio, quando la mamma, a bordo dell’imbarcazione fatiscente che rappresenta per lei e il marito la speranza di salvarsi, inizia il travaglio: “A partorire mi ha aiutata una signora che non so nemmeno come si chiami. Mosè è vivo grazie a lei, non ha avuto paura e mi ha tagliato il cordone ombelicale con i denti“. Un’altra donna, invece, si è spogliata e nei suoi vestiti ha avvolto il bimbo appena nato.
Non meno drammatica la gravidanza, trascorsa negli ultimi mesi in una stanza, assieme a decine di uomini e di donne, senza acqua per potersi lavare e con poco cibo, in Libia. Quando potranno, Alexis e Cristine vorrebbero portare in Italia anche la loro primogenita, rimasta con i nonni in Costa D’Avorio. Tra qualche domenica il piccolo verrà battezzato nella piccola chiesa di Maccaretolo, una frazione bolognese di quattrocento anime.
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