L’allattamento al seno è privilegiato dalle straniere e dalle laureate. E’ questo il risultato di una ricerca condotta dal Simpef (Sindacato medici pediatra di famiglia) e Arp (Associazione per la ricerca in psicologia clinica), che ha coinvolto 236 pediatri e 3.700 madri lombarde per più di 3 anni. “Per tradizione culturale e maggiore adattamento alla fatica, abbiamo rilevato che le donne di nazionalità non italiana decidono sin dall’inizio di allattare al seno e portano avanti sino alla fine questo proposito materno”, rende noto Nicoletta Bucci, pediatra Simpef. “Inoltre – specifica la dottoressa – la forbice della fetta percentuale delle mamme che allattano al seno si allarga in maniera consistente quando ci troviamo di fronte a mamme di nazionalità italiana con un grado di scolarità elevata, quindi laureate”.
Più precisamente Il 57% allatta al seno, il 48,6% lo fa oltre il sesto mese. Ma perché la pratica non è così diffusa? Ad esempio il 13% delle mamme intervistate dice di non aver ricevuto informazioni nei punti nascita riguardo i vantaggi dell’allattamento al seno. “Un dato sorprendente – riflette la Bucci – perché il numero percentuale dovrebbe essere pari a zero, cioè in tutti i punti nascita devono essere erogate queste informazioni”. I pediatri azzardano un’interpretazione: forse c’è stato “un ascolto superficiale assunto dalla mamma nel momento della ricezione di informazioni”. Inoltre 16% delle mamme ha definito come un fallimento il passaggio dall’allattamento al seno a quello artificiale: “Molte mamme si sentono delle fallite di fronte a questa eventualità e questo stato d’animo può avere delle ripercussioni negative sul percorso alimentare del bambino”.
Ansie e paure d’altronde non mancano nel primo anno di vita del bambino: “Le mamme si affidano ma spesso non si confidano con i pediatri – insiste la pediatra -. Con questa ricerca abbiamo portato alla luce il sommerso che a volte si nasconde dietro l’apparente tranquilla relazione madre-figlio. Molte mamme hanno ammesso, dopo alcune situazioni anomale che avevamo notato, di sentirsi inadeguate, sotto stress, inutili, tristi e sole e di non riuscire a sentirsi all’altezza del compito”.
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