“Vuoi un figlio? Niente lavoro”. Se lo Stato discrimina le donne

stress, insegnante, donna“Ha figli piccoli? O per caso ha intenzione di diventare mamma?”. Domande squallidamente discriminatorie che, purtroppo, non sono infrequenti in un mondo del lavoro sempre più prono alla logica del profitto ad ogni costo, complice lo smantellamento dello Stato sociale e dei diritti dei soggetti economicamente più deboli. E’ inutile nascondersi dietro ad un dito: di casi come questi ce ne sono, e non pochi.

Fa particolarmente specie se questi comportamenti vengono tenuti nel settore pubblico, da parte dei presidi, come denuncia una nota dei sindacati marchigiani Cisl e Uil del settore scuola.

“La voce – si spiega in una nota – è quella di tante giovani donne, molte di loro già madri, in questi giorni chiamate a colloquio dai dirigenti scolastici per essere assegnate ad una scuola mediante la tanto declamata ‘chiamata diretta’. I sindacati, che parlano di “subdola discriminazione, proseguono: “Si sentono chiedere, non tanto la declaratoria dei propri titoli professionali o culturali e delle proprie esperienze e competenze, ma ‘Ha figli piccoli?’, ‘Ha intenzione di prendere l’ aspettativa?’, ‘Ha intenzione di chiedere l’’assegnazione per avvicinarsi a casa?’. Chiaramente una risposta affermativa determina spesso un ‘Le faremo sapere’ che si risolve in un nulla di fatto.

La denuncia è stata ripresa dalla deputata marchigiana di “Possibile” Beatrice Brignone che ha chiesto al ministro dell’istruzione Stefania Giannini di verificare. Queste domande “assolutamente inopportune e discriminatorie”, rende noto la Brignone, “mettono in evidenza ancora di più quanto La Buona Scuola sia dannosa e arretrata. Ci troviamo in presenza di un arretramento in termini di diritti dei lavoratori che non ha precedenti e che fa emergere nel pubblico impiego pratiche che appartenevano finora solo ad ambiti strettamente privati. Questo è il risultato di chi concepisce la scuola pubblica come un’azienda“.

L’istituto della chiamata diretta, introdotto dalla riforma del governo Renzi, era già stato aspramente criticato dai sindacati fin dalla sua presentazione e nei mesi scorsi alcuni presidi avrebbero chiesto un video di presentazione a figura intera da parte dei candidati, senza dimenticare le critiche di chi, soltanto per partecipare a un colloquio, deve affrontare spostamenti da un capo all’altro d’Italia affrontando spese (volo, pernottamenti) non certo gradite a chi si trova in una situazione di precarietà.

Qui il comunicato dei sindacati.

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