Gli uomini e lo stress da multitasking

Couple in love loking in their phone and ignoring each other

Gastone, mio marito, ha un difetto. Un enorme difetto. Soffre di paranoia da multitasking. Non so se la patologia sia già nota agli esperti. In caso contrario terapisti di tutto il mondo fate tesoro di questo post perché sto per condurvi in un mondo nuovo (nel quale, ahimé, sono finita per caso!).

Il soggetto tipo Gastone affetto da paranoia da multitasking non solo mal sopporta di fare due o tre cose contemporaneamente, somatizza il panico da multitasking se anche solo il pensiero sfiora l’ipotesi che possa trovarsi in una situazione simile.

Passo all’esempio principe.

Ore 12. Fuori piove. Gastone è andato al lavoro a piedi e senza ombrello (voleva fare il macho ma l’intensificarsi della precipitazione lo ha fatto desistere dall’intento). La Nanetta a breve uscirà dall’asilo. Il Topo biondo sta per mangiare. Alle 14 io ho una visita medica. Gastone – già tribolante al pensiero che lui non sarebbe in grado di mettere in fila le azioni di cui mi sta per chiedere di farmi carico – chiama:

G. “Piove, mi sa che non riesco a tornare per pranzo”.

Io: “Come non riesci? Alle 14 ho un impegno, lo sai”. Lui lo sa.

G. “E allora mi sa che devi venirmi a prendere!”.

E certo. “Va bene”. Chiudo.

Sarà che la natura mette da sola le toppe ai buchi che fa, il Topo biondo ingurgita la pappa in men che non si dica. Ore 12.45 parto alla volta di Gastone. Che, hai visto mai!, aspetta in ufficio che io squilli (!) per uscire. Esce. Ore 13. Partiamo alla volta dell’asilo. Segue discussione su uno specchietto di auto in sosta nemmeno sfiorato, su dove parcheggiare davanti all’asilo. Ore 13.15 la Nanetta è in macchina, riparto alla volta di casa dove scaricherò i tre e mi fionderò al mio appuntamento. Piove a dirotto. Ore 13.40 (evviva le piccole città!) sono sotto casa.

“Che per caso c’è qualcosa da mangiare?”, mi chiede. Lo avrei strozzato. “NO!”, rispondo, aggiungendo: “il Topo biondo va spogliato, ha addosso vestiti pesanti. Cambialo”.

Ore 14.50 torno a casa. Mi si para davanti la seguente scena: la Nanetta danzante che ha appena finito di fare abbondante merenda. Il Topo biondo vestito come l’avevo lasciato. Gastone quasi digiuno e con la faccia di chi ha appena scalato una montagna in pieno calo di zuccheri.

“Ma, scusa, perché non lo hai spogliato? E perché non hai mangiato?”

“Hai presente quante cose ho avuto da fare in questa ora che non ci sei stata?”.

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