bambina pet therapy caneCon una battuta, Emilio Franzoni al Sant’Orsola avrebbe voluto portare gli elefanti, vista la fatica fatta in questi anni per fare approvare l’attività assistita con gli animali nel reparto di Neuropsichiatria Infantile che dirige a Bologna.

Per ora, invece, gli animali utilizzati sono due Golden retriever, cani di grossa taglia utilizzati prevalentemente con i soggetti con disturbi del comportamento alimentare. Ma utili anche nel supportare il trattamento dell’autismo, come il professore spiegherà domani durante il convegno organizzato dal Safari Ravenna fino a domenica “Il ruolo dello sport e degli animali a supporto dell’autismo” (ne avevamo già parlato qui, in riferimento al basket).

“Non parliamo di pet therapy – spiega Franzoni – ma di attività assistita che supporta le altre terapie, anche se sappiamo che nel caso dell’autismo di terapie specifiche, ancora, non ne esistono. Il collegamento che abbiamo trovato tra, per esempio, l’anoressia e l’autismo, è quello secondo cui le forme di chiusura espresse dai due disturbi sono molto simili. I soggetti che ne sono affetti, infatti, tendono a non avere la percezione di quello che è fuori da sé”.

In questo senso l’animale, ma più nello specifico il cane, dovrebbe aiutare i pazienti a stanare il proprio sé, sviluppando un’interazione: “La sperimentazione è iniziata da poco – conclude Franzoni – ma alla fine dell’anno saremo in grado di dare un primo riscontro dei risultati. Avere i cani in reparto è stata dura ma ci credevo fortemente. E non posso che dirmi soddisfatto”.