E’ il celeberrimo “questo matrimonio non s’ha da fare”. Declinato nella forme moderne, rivisto e corretto. Qui non ci sono i bravi e forme brutali di intimidazioni e mancano pure un Renzo e una Lucia (e figurarsi don Abbondio!) e un romanzone da raccontare. E, a dirla tutta, anche le nozze per la legge ancora non possono considerarsi tali. Si tratta, più modestamente, di un storia d’amore fra due donne, una vicenda intima che le due protagoniste avrebbero volentieri preferito che rimanesse tale ma che i vincoli di una certa morale hanno inevitabilmente portato a galla.
A rendere noto il tutto è Cathy La Torre, consigliere comunale di Sinistra italiana a Bologna e avvocato di Gay Lex, l’associazione che assiste gli omosessuali in episodi di discriminazione, violenza e simili. “A due donne che preparano la festa del loro matrimonio – fa sapere la Torre su Facebook – è stato negato il locale (già scelto e impegnato) dopo che la proprietaria si è accorta che è un matrimonio fra due donne! Le due spose si sono rivolte a Gay Lex per avere giustizia, e io e Michele Giarratano le assisteremo legalmente. Nel frattempo, ho una notizia per la proprietaria: che a lei piaccia o meno, loro si sposeranno e festeggeranno la loro unione, lontane da lei e da ogni omofobo”.
L’avvocato specifica che la proprietaria della villa bolognese, che dovrà affrontare una richiesta di risarcimento per responsabilità precontrattuale, “si è tirata indietro nella trattativa, accampando delle scuse, quando le due ragazze avevano già fatto dei sopralluoghi con la wedding planner, causando loro un danno economico”. Conclude La Torre: “La signora dice che non giudica nessuno ma vuole che i suoi ‘valori personali’ vengano rispettati. Discriminare non è un valore. O per lei lo è?”. Cara signora, si è messa in un bel ginepraio, quasi peggiore della peste manzoniana.
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