Le mamme sono strabiche, i papà devono andare dall’oculista

Young father cooking with his baby son in a modern kitchen.

È colpa di quella sorta di strabismo. Di Venere, di Marte, di Giove. Tutti i pianeti, perché si vede che girano. E girano forte.
Incazzatura prêt-à-porter, con impunture d’ansia.
Ho detto basta, con il punto esclamativo (s)gridato. A volte sputacchiato.
Tu ti affacci sugli elementi del disastro. Un po’ chino, un po’ distante.
Un uomo di 18 mesi che frigna perché non riesce a infilare una mattonella a forma di stella dentro un buco a forma di stella e una donna di sette anni che sul divano si fa i fatti propri.

Ed è proprio in quel momento, mentre un punto interrogativo grande così inizia a delinearsi sulla tua faccia, che lei si legittima dietro uno sbigottito Tu-non-dici-niente? Non fare spallucce. Non iniziare nessuna risposta con un “non”. Non fare facce stupite. Aggrotta la fronte e fai il vocione. Mentre ti ripeti queste cose, la mamma incalza nuovamente con il fatidico tu-non-dici-niente? Questa volta scandito.
“Cosa è successo?”, chiedi con il vocione e la fronte aggrottata. Cosa vuoi sapere adesso, arrivi sempre e quando servi non ci sei mai.
Ecco la risposta da copione che preannuncia l’imminente esplosione di tutta l’ansia e il livore che una mamma può covare.
Magari, invece, è solo mal di mare, che quella sorta di strabismo le dà.
La mamma è perennemente con un occhio a quello che sta succedendo e con l’altro a quello che accadrà domani.
Cosa facciamo nel week end? Cosa mangiamo domani sera? Chi va a prendere chi? Proprio mercoledì giochi la partita?
Come si fa, cari papà?
Armatevi di calendario, contribuite all’organizzazione di cena e spesa di settimana in settimana.
Ah, e non dimenticate una bella visita oculistica.

www.papaconlaccento.it

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