Hai l’amante? Non farai carriera. In certi settori, bisogna farsene una ragione, è così. A determinarlo è una recente sentenza del Tar del Lazio che si è occupato dal caso di un maresciallo dei carabinieri in forza ad una stazione in provincia di Bologna. La motivazione che ha stoppato l’avanzamento di grado è la seguente: “La condotta, anche quella al di fuori del servizio, deve essere valutata secondo il più rigoroso parametro dell’esigibilità relativa a un appartenente all’Arma”.
Come spiega Il Resto del Carlino, il militare così ha visto confermato il giudizio di non idoneità che gli aveva impedito la promozione in seguito ad una vicenda scoppiata una decina d’anni fa. Una banale storia di ‘corna’ che però ha influito sulla professione dell’uomo. Lei, l’amante, finita la relazione, spifferò tutto e, oltre ad un’inchiesta penale finita nel nulla, si aprì un procedimento disciplinare nei confronti del carabiniere. La sanzione furono due giorni di consegna semplice, per violazione dell’obbligo di contegno nella vita privata previsto nel regolamento dell’Arma. Quanto basta per rovinargli la carriera.
Secondo il Tar (che ha ripreso la tesi del ministero), infatti, il maresciallo “ben conosceva i doveri di comportamento” e l’avanzamento di carriera “avrebbe indotto la cittadinanza a ritenere ‘premiato’ un carabiniere dalla condotta non esemplare“.
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