
“Io sono Giulio”. Di fronte ad una vicenda squallida ed imbarazzante come quella che si è verificata ieri a Livorno non possiamo che alzarci in piedi e declamare ad alta voce: “Io sono Giulio”. Oppure farci un bel selfie, e una volta tanto l’autoscatto servirebbe a qualcosa di utile, con un cartello: “Io sono Giulio”. Gesti che non cambieranno concretamente la vita di questo ragazzino autistico di 14 anni ma che lo faranno sentire un po’ meno solo e un po’ meno discriminato.
Perché, in effetti, di discriminazione si tratta. Non voluta, come i responsabili si sono affrettati a far sapere, ma effettiva. I fatti vengono esposti con un post sulla pagina Facebook Autismo Livorno Onlus. Lo riportiamo integralmente, senza interruzioni. Con amarezza e stupore. “Essere nel 2016 constatare che il Medioevo sia di grande attualità. Mi chiamo Giulio, ho 14 anni, sono affetto da autismo, ma sono anche ‘altro’! La mia classe oggi è in gita; io no! Nessuno ha avvertito la mia famiglia, quindi …….sono andato a scuola e mi sono trovato da solo. Peccato mi sarebbe piaciuto molto passare una giornata all’aria aperta, in pullman, mi piace molto il pullman. Però ‘qualcuno’ ha ritenuto che non era adatta a me questa giornata. Ci sono rimasto molto male ma non potendo esprimermi a parole sembra che a quel ‘qualcuno’ non importi. Che faccio, ringrazio ‘qualcuno’ per avermi risparmiato da una serie di emozioni bellissime che avrei potuto provare, oggi, in gita con i miei compagni all’aria aperta?”.
Una denuncia che in poco tempo ha già prodotto i suoi effetti: si sono infatti moltiplicate le iniziative di solidarietà con centinaia di persone che si sono fatte fotografare con un cartello “Io sono Giulio”. Una battaglia di civiltà che, naturalmente, non esclude la ricerca dei responsabili. La mamma del ragazzino ha detto al Tirreno: “L’insegnante di sostegno ha chiesto scusa dicendo che si era dimenticata di comunicarmi dell’escursione. Crediamo nella buona fede degli insegnanti, ma queste cose non devono accadere”. La preside dell’istituto livornese, invece, minimizza: “La mamma di Giulio è stata avvisata la mattina stessa – rende noto la dirigente al quotidiano toscano -. Se si è sentita messa da parte e scavalcata poteva venire da me, visto che i rapporti sono sempre stati perfetti. Se c’è stato un difetto di comunicazione ci saremmo spiegate”. La mamma, che se avesse saputo in anticipo della gita, pur di mandare Giulio in gita con gli amici sarebbe andata dietro al bus con l’auto, replica amareggiata: “Pare che il consiglio di classe abbia deciso che la gita non era adatta per Giulio”. La famiglia quindi è stata avvertita solo a cose fatte.
Un comportamento che stride con la normativa in materia, per cui non sono improbabili eventuali conseguenze giuridiche: “Agli alunni con disabilità grave deve essere garantita la partecipazione, su base di uguaglianza con gli altri alunni, a tutte le attività previste dal sistema scolastico, inclusi, quindi i viaggi di istruzione, come stabilito dall’articolo 30 della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”. Io sono Giulio.
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