Congedi per i papà: un Paese da terzo mondo

neonato, papàAlla vigilia della festa della donna corre l’obbligo di parlare del congedo di paternità obbligatorio e del congedo parentale, due istituti che dovrebbero dare la misura della parità dei diritti fra i sessi. In Italia siamo ancora molto lontani da una situazione accettabile, sotto questo punto di vista possiamo tranquillamente considerarci un Paese del terzo mondo.

Prendiamo il congedo di paternità obbligatorio (introdotto dalla legge Fornero), da prendere nell’imminenza della nascita del pargolo (trenta giorni): sono solo due miseri giorni pienamente retribuiti più due facoltativi pagati al 30%. Nel progetto originario di legge i giorni erano 15. Qualcosa in più ma sempre una quisquilia rispetto alle soluzioni prospettate dalle avanzate socialdemocrazie scandinave: in Norvegia i giorni in cui il papà può godersi il figlio, mantenendo il lavoro e lo stipendio sono ben 112, in Islanda 90 e in Svezia 70.

Poi c’è il congedo parentale, strumento più vecchio del primo ma ancora poco sfruttato. Questa norma dà la possibilità ai padri di restare a casa con i bambini per un massimo di sei mesi (da prendere anche in forma frazionata) e una retribuzione del 30%. Una penalizzazione economica che certo non invoglia i maschi: sono solo il 12% coloro che lo scelgono. Per contro in Svezia la percentuale sale al 90%. Forse il motivo è che la retribuzione è piena? Che dite? A questo punto o ci impegniamo tutti per una rivoluzione culturale, che deve necessariamente passare dall’aspetto economico, oppure facciamo le valigie e mettiamo su famiglia al Nord…

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g