Falcone e Borsellino tra i banchi delle elementari. Grazie a una maestra illuminata

Per parlare di diritti, doveri e legalità a bambini tra i sette e i dieci anni, non ci si improvvisa. Tantomeno ha mai pensato di farlo Paola Morandi, una maestra veneta che a settembre è approdata nella piccola scuola primaria di San Bernardino, vicino a Lugo. Un plesso piccolo quanto importante, visto che rappresenta una delle due esperienze ravennati di scuola “Senza Zaino”, insieme a Classe. Appassionata di lotta alla mafia, ex prof delle superiori, l’insegnante ha pensato di proporre agli alunni, tra le varie attività facoltative del giovedì pomeriggio, un laboratorio sulla cittadinanza, la Costituzione e la legalità. In cui, a breve, tratterà anche i personaggi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, così come di altre vittime della mafia.

Un tema a dir poco delicato sul quale, però, la maestra ha una preparazione specifica. Non a caso, quando è arrivata a San Bernardino, la preside dell’Istituto comprensivo Gherardi le ha chiesto di tenere un corso di formazione ai colleghi: “All’inizio mi era stato proposto un corso obbligatorio ma io ho puntato i piedi perché fosse solo opzionale. Per parlare ai bambini di argomenti così difficili, bisogna essere motivati e sensibili. Credo sia controproducente imporlo a tutto il corpo docente”.

Quanto agli alunni, per ora l’entusiasmo è alle stelle. Dopo aver conosciuto i diritti dei bambini e aver celebrato la Giornata della memoria, dopo aver appeso cartelloni fuori dalla scuola e guardato il film di Roberto Benigni “La vita è bella”, il prossimo obiettivo sarà partecipare al concorso indetto dalla Fondazione Falcone: “L’anno scorso io e i miei ragazzi siamo stati i vincitori del Veneto, una soddisfazione enorme che mi piacerebbe replicare con i più piccoli. Con cui, paradossalmente, è molto più facile introdurre e affrontare un argomento difficile come la mafia, perché la risposta che si ottiene è molto più grande quando si parla di regole e rispetto per l’altro. Vogliamo sognare in grande, sarebbe meraviglioso andare a Palermo ed essere premiati dal Presidente della Repubblica”.

Paola Morandi è motivatissima. Ieri mattina, su un volo di ritorno dalla Spagna, i ragazzi di una scolaresca iberica, sentendola parlare in italiano, hanno fatto la classica associazione “Italia-mafia”: “L’insegnante, poi, li ha invitati a chiedermi scusa. Avrei voluto sapere la spagnolo non solo perché, come cittadina di questo Paese, è offensivo sentirselo ripetere ma per spiegare loro tante cose. Sono tornata a San Bernardino arrabbiata ma allo stesso tempo carica“.

Carica per proseguire un lavoro di nicchia ma prezioso: “A noi insegnanti serve anche per discutere e commentare altri fatti, come i recenti attentati di Parigi. Alcuni colleghi mi hanno chiesto una mano il giorno dopo la tragedia. A volte, ai bambini, basta far leggere una poesia di Gianni Rodari sulla guerra”.

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