Per fare in modo che l’endometriosi sia riconosciuta come malattia invalidante, la mobilitazione corre sul web. Oggi e mercoledì prossimo, l’Associazione progetto endometriosi (Ape) replicherà il “twitter storm” lanciato la scorsa settimana: si tratta di twittare e ritwittare, dalle 21 alle 22, con l’hashtag #endometriosi.
Un’operazione che mira a convincere la politica a intervenire per fare sì che intorno alla malattia, che secondo le stime colpisce milioni di italiane all’anno (ma una stima precisa non è possibile in mancanza di un registro ufficiale), ci siano diagnosi corrette e percorsi assistenziali adeguati.
L’allarme lanciato da Ape riguarda la sottovalutazione dei sintomi da parte dei medici: spesso i classici dolori mestruali, anche se riferiti dalle donne come dolorosissimi, vengono sottostimati mentre, in realtà, la qualità della vita peggiora notevolmente, con contraccolpi sulla vita lavorativa, sessuale, relazionale. Senza contare le conseguenze sulle possibilità di concepire un figlio.
Come spiega Ape, paradossalmente l’Italia ha numerosi centri di eccellenza per il trattamento della malattia, di cui ancora non si conoscono le cause e per la quale l’unica terapia è rappresentata al momento dalla pillola anticoncezionale.
Un codice di esenzione e il certificato per l’assenza dal lavoro, così come un registro nazionale per sapere quante donne soffrono della malattia, invece, in Italia non esistono.
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