La francese Emmanuelle Bercot è nota come attrice (quest’anno ha vinto la Palma d’Oro a Cannes per la sua interpretazione in Mon Roi con Vincent Cassel) ma è soprattutto una regista e una sceneggiatrice attenta e sensibile alle tematiche dell’infanzia (nel 2010 ha vinto il Premio Cesar per la sceneggiatura di Polisse, toccante film sull’infanzia abusata, di e con la collega amica Maïwenn). Ora, in concomitanza con la scorsa Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, è stato distribuito anche nelle sale italiane A testa alta, suo ultimo lavoro, con cui ha aperto la 68a edizione del Festival di Cannes. Anche in questa nuova opera Emanuelle Bercot parla dei diritti dei bambini e dei pregi e difetti del sistema giudiziario a tutela dei minori.
Ma non è il suo nome la punta di richiamo. Almeno in Italia, la promozione punta su quello più altisonante e di allure di Catherine Deneuve, mostro sacro della cinematografia mondiale. La grande attrice e icona continua a regalarci interpretazioni memorabili. Dopo il recente ruolo surreale in Dio esiste e vive a Bruxelles di Jaco Van Dormael (dove interpreta una borghese che finisce a letto con un gorilla!) la Deneuve veste i panni drammatici di Florence Blaque, un giudice minorile alle prese con un bambino abbandonato.
Ci voleva una figura solida, una donna matura capace di simboleggiare autorevolezza e potere ma senza perdere mai l’empatia, serviva un’attrice esperta capace di recitare stando quasi sempre seduta e utilizzando solo la voce e gli sguardi per il ruolo di Florence. Emmanuelle Bercot dichiara: “Mio zio (educatore che gestiva un centro per giovani problematici, la cui storia ha ispirato il film ndr.) mi ha raccontato di aver detto un giorno al giudice: Per lui tu sei sua madre e io suo padre”. Lei aveva risposto: “no, tu sei sua madre e io sono suo padre”. Da quel momento ho deciso che il giudice sarebbe stata una donna e doveva essere Catherine Deneuve a recitare quella parte. Solo dopo la sceneggiatura è stata scritta”.
A testa alta, scritto dalla cineasta a quattro mani con Marcia Romano, tratta il tema dell’educazione e della cura dei bambini con grande efficacia e struggimento. La storia è quella del giovane Malony che, trascurato e ignorato da una madre problematica, entra ed esce dai tribunali minorili. Florence, una giudice minorile vicina alla pensione, e Yann (interpretato da Benoît Magimel), un educatore a sua volte reduce da un’infanzia difficile, tentano caparbiamente di aiutarlo. Poi finalmente arriverà Tess, una ragazza speciale, e Malony capirà che è possibile guardare al futuro con ottimismo. Perché A testa alta è un film tormentato, duro, carico di forti emozioni e tragedie ma anche di speranza e gioia. Non è un film decadente sul disagio ma un film sull’educazione, sul lento e paziente lavorio del crescere e del formare, sulla fatica, sull’abnegazione, sulla paura di fallire e la soddisfazione di riuscire, sulla famiglia, anche quando non c’è e tocca allora alla società farsene carico.
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