“Ho partorito”: che importa se è successo dieci anni fa, i chili presi in gravidanza si possono ancora giustificare così. “Tre ore e poi fai il bagno”, la minaccia che incombeva sulla nostra infanzia. E poi diete di ogni tipo, vegetariani e vegani, quelli che l’arancia di sera è pesante, i crudisti e i solo bio, il chilometro zero e chi non mangia niente ma ingrassa con l’aria che respira. Chiara Lalli, filosofa e bioeticista (noi l’avevamo intervistata qui sulla “promessa non mantenuta” della legge 194 sull’aborto), domani mattina alle 11,30 sarà al Festival Internazionale di Ferrara (ore 11,30 Chiostro San Paolo) per presentare “All you can eat”, l’atlante alimentare illustrato da Francesca Biasetton e pubblicato da Fandango che dipana il tema delle ossessioni che noi tutti, chi più e chi meno, tiriamo fuori quando mettiamo i piedi sotto la tavola.
Perché il mangiare è diventato a un tratto terreno di estremismi, scontri, categorie rigide?
“Per una come me, che ho ricevuto l’imprinting alimentare da mia nonna, una che ti offriva da mangiare a ogni ora del giorno anche se avevi la pancia piena, non c’è stato un vero peggioramento. Nel senso che, quando osservo le persone, mi paiono tutte meno ossessionate di lei. Ma è chiaro che, appena ti giri, vedi che tutto è cibo, o almeno meta-cibo: se ne parla ovunque, in tutte le salse e in maniera schizofrenica. Basta guardare alla pubblicità: ti propongono lo snack ipercalorico e un minuto dopo il messaggio di prevenzione sul rischio obesità”.
Qual è stato, in sostanza, il vero cambiamento, visto che l’ossessione è la stessa di sempre?
“Il modo in cui se ne parla, la ‘fighetteria’ che viene usata a proposito del cibo. Dai menù dei ristoranti, dove i piatti sono descritti nel dettaglio degli ingredienti: una semplice crema di legumi diventa una cascata di vellutata di ceci dai mille aggettivi. Senza contare l’aurea che circonda gli chef: il fusion, il concettuale, lo strachimico”.
Nel caso della gravidanza e dei bambini, che pieghe prende questa tendenza?
“Pieghe troppo serie, troppo rigide. Non si può scherzare mai. A una donna che ha avito un figlio un decennio prima, mica puoi far notare che ha il sedere un po’ grosso. Idem sull’alimentazione del bambino: guai a propinare cose che i genitori non condividono, pena lo scatenarsi di scene isteriche. Come se il mondo fosse davvero così schematico, così bianco e nero. Spesso noto che chi aderisce al biologico o al chilometro zero, non ha idea di quanto la realtà sia molto più complessa di come appare”.
Come diventeremo, in futuro?
“Fatico a immaginare che saremo più ossessionati di così. Che saremo immersi ancora di più dal cibo tra festival dedicati, servizi al telegiornale e trasmissioni tv”.
E Chiara Lalli che persona è, a tavola?
“Pretendo sempre che non mi si rompano le scatole con ideologie e credo vari. Cerco di essere libera e tranquilla. E quando mi chiedo seicento volte se voglio assaggiare una cosa, mi innervosisco parecchio. Poi è chiaro che le mie ossessioni le avrò anche io”.
Il libro è divertente e leggero ma coglie nel segno: sono arrivate critiche?
“Durante un’intervista in radio, tramite sms, alcune persone mi auguravano di morire di allergia o cose simili. Manca, come al solito, il dono dell’ironia”.
Alle 18 di domani Chiara Lalli sarà anche al Food Immersion Festival di Reggio Emilia.
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