Marco, perché la scuola cede alle strumentalizzazioni, in questo caso organizzando addirittura un incontro su quello che, ormai si dice da più parti, è il grande equivoco della questione gender?
“Fortunatamente non tutto il mondo della scuola cede a questa pressione che, per banali ragioni politiche, cerca di strumentalizzarla. La strategia è facile ed efficace: si paventano manipolazioni per bambini e bambine, si inventano balle su pratiche educative tipo l’inesistente proposta della masturbazione con adulti e si grida ‘giù le mani dai bambini’. Sono cose che hanno una facile presa sulle iperprotettive famiglie italiane, basta un pericolo anche ipotetico, anche campato in aria, anche inverosimile che scattano le difese. Ci sono fortunatamente insegnanti e genitori che amano informarsi e sanno bene che si tratta di manipolazioni, ma temono a esporsi perché, comprensibilmente, non vogliono alimentare una polemica che va a solo discapito di giovani e della serenità necessaria. Ovviamente chi sostiene il ‘complotto gender’ non si fa questi scrupoli e in malafede agisce in modo irresponsabile per un misero tornaconto politico di posizione”.
“Ovviamente questa strategia comunicativa fa parte della loro mistificazione. Si rappresentano come ‘super partes’ ma in realtà lo psicoterapeuta è un catechista, il dirigente didattico è di scuole private cattoliche rigidamente osservanti e la ‘giurista per la vita’ (come se tutti gli altri fossero per la morte) appartiene a un’associazione il cui leader va in giro a dire che l’amore tra due uomini è uguale a quello tra uomo e cane e che l’amore non è il fondamento del matrimonio, che serve invece solo per riprodursi. Basta quindi un genitore compiacente per far passare un incontro radicalmente omofobo e mistificatorio per incontro ‘informativo’ e in questo modo minare la serenità proprio di quei bambini e bambine che dicono di voler difendere”.
Come può succedere che chi ha il titolo di psicologo o psicoterapeuta possa cadere nelle facili ideologizzazioni?
“Anche tra psicologi e psicoterapeuti, come ovunque, ci sono persone fortemente ideologizzate. Questo fa parte delle naturali varianti umane, la cosa importante è che queste persone non si pongano in contrasto con i fondamenti scientifici riconosciuti e con l’etica della loro delicatissima professione. Basti pensare all’ex psicoterapeuta Tiziano Tubertini di Imola che è stato radiato dall’albo perché sosteneva che l’omosessualità è una malattia e che era possibile curarla, un atteggiamento assolutamente incompatibile con i criteri scientifici della professione. Anche in questo caso uno psicoterapeuta, secondo me, si è comportato in modo gravemente lesivo della sua professione perché con la sua sola presenza ha dato credito a vere e proprie paranoie (non depone a suo carico come clinico il fatto che non se ne renda conto), che sono state confessate sia dall’autorevole Associazione italiana di psicologia che esplicitamente dall’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna. Se vuole aderire a tali posizioni antiscientifiche e irrazionali rinunci al suo titolo ed eviti di compromettere una professione delicata come quella di psicoterapeuta”.
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