No, non si è demoralizzato. Nemmeno quando ha capito che gli altri corrono più veloci e con le stampelle difficilmente puoi mantenere lo stesso ritmo. Se gli dici “normodotati” e pensi di fargli avvertire con le parole il senso del suo limite fisico, lui non se la prende mica: “Che problema c’è? Anche io li chiamo così”. Perché poi, nei fatti, Francesco Messori, 17 anni tra un mese, dopo la sua prima partita con la Virtus Mandrio, dove i suoi compagni le gambe le hanno entrambe, si sente davvero “normodotato”. E che importa se il suo ingaggio stona con i regolamenti.
Capitano della Nazionale italiana di calcio amputati dal 2012, da mercoledì scorso gioca anche con la squadra di calcio a sette della provincia di Modena iscritta al campionato Csi. Senza la gamba destra dalla nascita, Francesco è sceso in campo, come sempre, con le stampelle: “La protesi la usavo da piccolo, ora non più. La trovo scomoda. Mancandomi totalmente una gamba, mi trovo meglio con le stampelle”. Maglia numero sette, nessuna intenzione di sentirsi inferiore, Francesco ha giocato metà del primo tempo e dieci minuti del secondo: “Ho quasi fatto gol. Peccato che una palla tropo lunga me l’abbia impedito. Gli altri vanno più forte, lo devo accettare. Per il resto mi entusiasma la possibilità di vivere questa nuova esperienza, era qualcosa in cui speravo da molto tempo. Nel calcio amputati, chiaramente, mi sento alla pari con gli altri. Qui sono per forza di cose svantaggiato. Ma sono molto contento”.
Francesco, a buttarsi giù, non ha mai pensato: “Sono nato così, questa è la mia normalità. Sono fortunato perché ho un carattere aperto, una famiglia che mi ha sempre seguito e sostenuto, degli amici fantastici. Faccio la vita di tutti: frequento il quarto anno del tecnico-linguistico a Correggio, dove vivo. Mi piacciono i videogiochi, mi piace uscire. Mi alleno una volta alla settimana”. E il fatto di non avere una gamba non è mai stato causa di domande scomode o discriminazioni: “Non mi sono mai sentito offeso da nessuno. Chi non ti conosce non ti fa domande per paura di ferirti, chi ti conosce non ha bisogno di chiederti niente. I bambini ogni tanto domandano perché ma sono bambini, li capisco”.
Tifoso di Lionel Messi, sempre pronto a credere che ci sia un nuovo sogno da realizzare dopo quello che hai per le mani, anche nella sua nuova avventura calcistica, che porterà avanti in parallelo al calcio amputati, Francesco deve guardarsi alle spalle e ringraziare i suoi genitori: “Sono figlio unico, mia made e mio padre sono due persone essenziali nella mia vita. Non perdono mai l’entusiasmo di fronte alle nuove sfide che mi pongo”.
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