Allattamento prolungato o dopo l’anno di vita: tutto quello che c’è da sapere

Per secoli e in ogni angolo di mondo, l’allattamento materno era la norma sino ai 2-3 anni di vita. Solo agli inizi del XX secolo, nei paesi industrializzati, con l’apparire dei primi sostituti del latte materno e i notevoli cambi socio-culturali, lo svezzamento precoce è diventato pratica generalizzata.

allattamento-2-340x227Di fatto, esistono studi antropologici e di etno-pediatria che stabiliscono come lo svezzamento spontaneo avvenga per la specie umana tra i 2 anni e mezzo e i 7. 
Oggi, accompagnato dal clamore mediatico di alcuni casi, assistiamo ad un certo ritorno all’allattamento prolungato, sempre più madri decidono di continuare a dare il seno ai loro piccoli oltre l’anno di vita.

Recentemente in Spagna l’Associazione nazionale di Pediatria (AEP) ha pubblicato un comunicato stampa sull’argomento.

E’ un documento decisamente interessante e pieno di consigli.

Utile anche per le madri italiane che – secondo gli ultimi dati ISTAT – decidono sempre in numero maggiore per un allattamento naturale (85,5% contro l’ 81,1% del 2005. E con una durata media del periodo di allattamento salita al valore di 8,3 mesi)

Dopo una piccola introduzione storica ed antropologica, l’AEP fa notare come, nonostante in altre culture questo sia assolutamente abitudine quotidiana, l’allattamento oltre l’anno di vita è nei paesi occidentali relativamente poco frequente. Le madri che decidono di proseguire questa esperienza incontrano ostacoli e rifiuti, sia in società che all’interno della loro stessa famiglia, rifiuti spesso basati su falsi miti e stereotipi.

Il maggior problema per l’allattamento prolungato è proprio questo rifiuto sociale e professionale, per i pregiudizi e l’ignoranza sull’evidenza scientifica attuale.

E’ necessario che ogni madre abbia la possibilità di informarsi e di poter scegliere liberamente e senza pressioni. Se decide di proseguire ha il diritto di essere appoggiata e supportata dal personale sanitario, deve poter accedere a tutti gli strumenti per il superamento degli eventuali problemi. A tale scopo sono importanti i gruppi d’appoggio all’allattamento e l’esperienza condivisa con altre madri.

Il nome

Il termine “allattamento prolungato”, anche se di uso comune, può creare qualche confusione. Prolungare significa far durare qualcosa più del tempo stabilito o normale. Potrebbe far pensare all’allattamento in bambini più grandi come a qualcosa che va oltre le normali raccomandazioni. AEP propone di utilizzare il termine allattamento materno, senza altri aggettivi.

Senza limiti d’età

L’ Organizzazione mondiale della sanità, l’UNICEF e tutti i principali enti che si occupano di salute infantile, tra questi anche la Società italiana di pediatria, raccomandano vivamente l’allattamento al seno in maniera esclusiva fino al compimento del 6° mese di vita. Si stabilisce inoltre l’importanza del latte materno come scelta prioritaria anche dopo l’introduzione di alimenti complementari fino ai due/tre anni, e comunque finché va a mamma e bambino.

Non è stato mai stabilito un limite d’età per terminare l’allattamento.

Falsi miti

Uno degli argomenti più riportati contro l’allattamento prolungato è che il latte materno perde col tempo le sue proprietà e i suoi nutrienti. Nel documento spagnolo sono riportati i risultati di alcuni studi prestigiosi che dimostrano come di fatto il latte materno, alimento biodinamico, si adatta alle necessità del bambino in crescita. A partire dall’anno, ad esempio, aumenta considerevolmente la quantità di grassi presenti. Il latte materno seguita ad essere l’alimento più completo è di miglior qualità per il bambino, che naturalmente continua così a beneficiare di tutti i vantaggi immunologici, risultando meno soggetto a malattie ed infezioni rispetto ad un bambino della sua stessa età ma non allattato.

Altro argomento contro è il fatto che la madre sia nuovamente incinta: lo studio afferma che “non esiste nessun rischio dimostrato nel continuare ad allattare durante una nuova gravidanza, va eventualmente preso in considerazione lo svezzamento in caso di minaccia d’aborto o di altre situazioni problematiche”. E’ poi possibile allattare in tandem i fratelli, visto che la produzione di latte si adegua alla domanda. Il problema principale in questo caso è o sforzo fisico/emotivo e il “super lavoro” richiesto alla madre.

Altra falsa credenza attorno all’allattamento prolungato è quello secondo cui favorirebbe la carie infantile. Non esiste nessuna prova scientifica a riguardo.

I vantaggi

Oltre agli immediati benefici nutrizionali e immunologici, i vantaggi dell’allattamento prolungato si osservano in tempi lunghi,  ben oltre lo svezzamento stesso.

Il comunicato afferma che “si è constatato una minor incidenza di certe tipologie di tumore come la leucemia infantile, e di certi tipi di malattie metaboliche ed autoimmuni, e un maggior sviluppo intellettuale che corrisponde ad un’ allattamento prolungato ed esclusivo, con effetto a lungo termine che porta, nella vita adulta, al raggiungimento di alti livelli di studio e di entrate economiche”.

Sul piano emozionale e psicologico, a maggior tempo d’allattamento, minor incidenza di abusi e violenze infantili, miglior relazione coi genitori nell’adolescenza, maggiore percezione e cura del sé, salute mentale nell’età adulta.

Per la madre che maggior tempo ha allattato, corrisponde un minor rischio di malattie degenerative (come il diabete di tipo 2), il cancro al seno e alle ovaie, l’ipertensione e infarto del miocardio.

L’AEP raccomanda di mantenere l’allattamento al seno sino a quando è desiderio di mamma e figlio. Quando una donna sente che è arrivato il momento di svezzare, si consiglia di non farlo bruscamente, né con trucchi e inganni. La miglior “strategia” è lo svezzamento graduale, non offrire ma nemmeno negare il seno al piccolo. Le condizioni vanno negoziate con le esigenze del bambino. Ad esempio si può far poppare solo in certi luoghi o in certe situazioni, o con tempi ridotti. Fondamentale poi è offrire al bambino, durante questo periodo di cambiamento, tutte quelle alternative, e quelle attenzioni per soddisfare la sua necessità di contatto e amore che fino a quel momento aveva ricevuto succhiando al seno della madre.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g