carcere“Io l’ho detto ai miei figli che sono in carcere, perché voglio essere sincero con loro e perché mi sento responsabile nei loro confronti degli errori commessi”: a dirlo è Giuseppe, uno dei personaggi dell’opuscolo “Il genitore detenuto” realizzato dall’Ausl di Parma come esito del progetto “Sostegno al ruolo genitoriale e familiare” che in carcereha accompagnato le persone detenute ad elabora-re i problemi che possono insorgere come conseguenza della separazione forzata dalla famiglia, con uno sguardo particolare al mantenimento del ruolo genitoriale e del legame parentale con i figli.

Essere padre e detenuto richiede di affrontare diverse questioni, spiega il sito Emilia-Romagna Salute: come superare il timore di trasmettere un’immagine negativa di sé e comunicare ai propri figli la condizione di carcerato, come mantenere stabili e regolari colloqui con i  figli e la famiglia, come gestire il rapporto quando arriva il fine pena.

Giuseppe, Mario e Ahmed, nella guida, raccontano la propria esperienza, mediata dagli operatori dell’Ausl. Le difficoltà del padre recluso sono ancora più complesse nel caso in cui sia anche straniero e debba quindi confrontarsi con il fatto che i figli crescano in un ambiente socio-culturale differente dal suo. Una difficoltà che diventa anche conflitto se i due genitori non appartengono alla stessa cultura. L’opuscolo si chiude con un messaggio positivo: si può essere buoni genitori anche dal carcere. La testimonianza di chi si è raccontato conferma come i padri detenuti continuino ad avere un ruolo fondamentale all’interno del rapporto genitoriale.

L’opuscolo è scaricabile qui