
La vicenda di Louise Burns continua a far discutere. Vi ricordate il caso della mamma britannica a cui era stato chiesto di coprirsi mentre allattava in un locale pubblico la figlia di tre mesi? Romagna Mamma ne aveva parlato qualche giorno fa. Nei giorni seguenti ci sono stati ulteriori sviluppi e sull’allattamento al seno in pubblico si sono creati due opposti schieramenti: da una parte i favorevoli sempre e comunque, dall’altra chi sostiene che sarebbe meglio farlo con un minimo di riservatezza.
Appartengono senza ombra di dubbio al primo gruppo le mamme che, nelle ore successive al caso di Louise, hanno dato vita a una protesta davanti al Claridge’s Hotel di Londra (il principale “imputato” in questo caso) e, sfidando il freddo, hanno allattato i propri poppanti in strada.
Dalla parte opposta si è collocato l’esponente di estrema destra Nigel Farage, che con il consueto savoir faire ha dichiarato che, siccome molte persone si sentono a disagio nel guardare una donna che allatta, forse colei che lo fa dovrebbe “andare a sedersi in un angolo”. A sorpresa, la posizione di Farage ha trovato, in Italia, il sostegno, seppure con alcune distinzioni, di una penna di sinistra come quella di Maria Laura Rodotà, che nel suo blog sul Corriere della Sera scrive che “l’allattamento non dovrebbe essere una bandiera”. “Quasi quasi sto con Farage” afferma Rodotà, che nel suo articolo difende il diritto delle donne ad allattare in pubblico, ma anche quello di chi si sente in imbarazzo e non sa dove guardare e quello del Claridge’s di essere il Claridge’s e di pretendere un dress code e un certo tipo di comportamento da chi accede alla sua sala da tè. “Prendere il tè in quella sala costa 50 sterline – scrive Rodotà -. Ci si va per giocare a Downton Abbey, dove si allattava in privato. Chi non può o vuole (cioè tutte le puerpere normalmente esasperate; chi scrive scrive per esperienza) cerca luoghi discreti. A meno che non sia stata convinta a credere nella maternità come somma missione e realizzazione della Donna, da esibire, perciò, a ogni costo”.
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