Nidi troppo cari: sempre più donne rinunciano al lavoro o ai figli. Il ‘bonus-mamme’ cambierà il trend?

nidoIl ‘bonus-mamme’ di 80 euro annunciato dal premier Matteo Renzi nel salotto di Barbara D’Urso e contenuto nella Legge di stabilità andrà a innestarsi in un quadro di intenso calo della natalità, che l’Istat ha illustrato al Parlamento proprio in questi giorni.

Iniziato nel 2009, il calo è diventato via via più intenso nel corso della crisi (nel 2013 sono stati iscritti in anagrafe per nascita circa 514.300 bambini, oltre 60 mila in meno rispetto al 2008).
”Nonostante le neo-madri risultino sempre più istruite e presenti nel mercato del lavoro – spiega l’Istat – nel 2012 oltre il 22% delle madri occupate all’inizio della gravidanza, ha lasciato il lavoro a circa due anni dalla nascita del bambino (nel 2005 erano il 18%), nel Sud si tratta di un terzo. Inoltre, tra le donne che hanno mantenuto il lavoro crescono le difficoltà di conciliazione (dal 37 al 42,8%)”. La rete informale continua ad essere il supporto fondamentale per le madri, mentre diminuiscono i bambini che vanno al nido pubblico nel 2011 e prosegue il calo al Nord nel 2012.

Quasi un terzo della richiesta di asili nido da parte di madri lavoratrici rimane senza risposta soprattutto perché la retta è considerata troppo cara nel 50,2% dei casi, in aumento di 20 punti rispetto al 2005. Infine, con riferimento alle adozioni, la platea potenziale dell’intervento può essere stimata in circa 4mila unità, corrispondenti al numero di adozioni (nazionali o internazionali) nel 2012.

Ricordiamo che il bonus di 80 euro al mese (960 euro all’anno) vale per tutti i nati (o adottati) dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2017 fino al terzo anno di età o di adozione. Lo possono richiedere le famiglie con limite a 90mila euro di reddito familiare. L’intervento per le fasce medio-basse (fino a 26mila euro) si somma al bonus Irpef. Per richiederlo bisogna rivolgersi all’Inps.

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