Ormai è quasi la normalità: genitori tra i 40 e i 50 anni che sui social network, in particolare Facebook, sono ‘amici’ dei figli adolescenti o preadolescenti. Forse con l’illusione di riuscire così a sapere tutto dei loro pargoli che stanno crescendo e, quindi, si stanno creando nicchie di vita all’esterno del nucleo familiare d’origine.
Di illusione appunto si tratta (tutti sappiamo che Mark Zuckerberg ci ha messo a disposizione strumenti adatti a celare un post a quegli occhi che non vogliamo lo leggano), ma quanto è corretto questo atteggiamento? Il pedagogista Ernesto Sarracino non ha dubbi: “E’ un errore, punto e basta. Un genitore non può essere amico del figlio, soprattutto quando questo sta cominciando a fare esperienze al di fuori della famiglia che è giusto rimangano fuori”.
Eppure l’uso delle nuove tecnologie è uno dei crucci maggiori dei genitori di oggi. Molti annaspano tra estremi opposti: c’è chi dà in mano uno smartphone di ultima generazione a un bambino di 2 anni, ma c’è anche chi ricorre ai divieti. “La tecnologia – spiega Sarracino – non va demonizzata. Piuttosto serve educare a un utilizzo corretto degli strumenti, perché vietare serve solo ad aumentare l’attrazione. Dai 3-4 anni si può tranquillamente iniziare a far prendere ai bambini familiarità con gli strumenti tecnologici. Nelle scuole dell’infanzia del Comune di Ravenna, per esempio, si è lavorato anche sull’uso di computer e scanner.
In realtà oggi i genitori si sentono piuttosto tranquilli, hanno tante informazioni anche se spesso, purtroppo, non si preoccupano delle fonti. E a volte si creano situazioni paradossali”.
Capita, infatti, che papà e mamme rapidissimi a postare sui social le foto dei loro bambini in vacanza, poi non firmino la liberatoria perché siano scattate delle fotografie alla festa della scuola. “Ma è anche capitato – racconta Sarracino – che i genitori di un bimbo di un nido ravennate mettessero on line un post in cui accusavano la scuola di avere giochi talmente sporchi che facevano ammalare i bambini. Mentre non era così. I social network sono di un’utilità enorme, ma bisogna saperli utilizzare e vagliare le fonti”.
Ma a costituire un cruccio per, a questo punto, i figli sono anche le eccessive aspettative dei genitori nei loro confronti. La pressione avviene soprattutto in ambito sportivo e scolastico: “Molti pretendono che i loro figli sappiano già leggere e scrivere alla fine della scuola materna. E’ una richiesta pressante da parte delle famiglie e alcune scuole cercano anche di soddisfarla, ma c’è un’età giusta per tutto. Addirittura alcune future mamme mi hanno chiesto, prima di partorire, di consigliare loro dei testi per sviluppare l’intelligenza del bambino. Ma i bambini devono soprattutto giocare e sentirsi amati”.
Con richieste di questo tipo, è facile per un bambino perdere la propria autostima e cercare di fare anche cose importanti, annullando i propri desideri, per andare incontro alle aspettative di mamma e papà e diventare più simile a quel bambino ideale che loro vorrebbero. “Per fortuna – conclude Sarracino -, a parte casi estremi, i bambini trovano poi una via di fuga e si ribellano, ad esempio rifiutando di praticare un determinato sport in cui invece i genitori lo vedevano già come un campione”.
Ernesto Sarracino, pedagogista, sarà relatore al corso “Genitori e nonni si diventa” il 9 e il 28 ottobre. Il corso si tiene nella sala di Ravegnana Radio, in piazza Arcivescovado 11.
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