Un sistema automatico di Google rintraccia le foto di bambini nudi. E se non si tratta di pedofilia?

Da un lato la lotta contro la pedofilia. Dall’altro l’incursione senza sconti nella nostra vita privata. E certo, nessuno ci obbliga ad avere un account di posta elettronica su Gmail, sta di fatto che quando lo attiviamo accettiamo tutte le condizioni che Google ci impone.

Non stupitevi dunque se dopo aver mandato un’email alla vostra migliore amica con il nome dell’albergo dei vostri sogni, dove vi piacerebbe un giorno fare vacanza, vi ritrovate l’immagine dello stesso albergo come pubblicità in tutti i siti internet che visitate. Non è una novità: Google vi ‘spia’ per questioni commerciali, attraverso un meccanismo di scansione automatica della posta elettronica rintraccia le parole chiave che possono indirizzare la pubblicità in maniera mirata.

googleNon resta che scegliere: con Google o contro Google. Se guardiamo all’arresto del pedofilo John Henry Skillern, 41enne di Houston segnalato alla polizia proprio da Google per aver rintracciato sul suo account di posta elettronica la foto di una ragazzina, siamo portati a dire sì, in barba alla privacy va bene così. In quel caso Skillern era già noto per reati dello stesso tipo. Nel suo pc e nel suo cellulare sono state infatti ritrovate numerose altre immagini. Grazie alla segnalazione al National Center for Missing and Exploited Children è stato rintracciato e arrestato.

E sin qui, visti gli accordi in essere tra Google e le autorità internazionali, chiniamo il capo e tanto di cappello. “La legge impone alle aziende di segnalare la pornografia infantile, se vi si imbattono – spiega Michelle Collins, del National Center for Missing and Exploited Children, in un recente articoli sul magazine Mashable.com – , riceviamo tra le 10.000 e le 15.000 segnalazioni ogni settimana da Cybertupline.com”.

Il problema è quando la macchina – perché di macchine si tratta – si inceppa e accade come alla coppia dell’Arizona che ha denunciato il colosso Walmart per aver confuso le foto dei loro figli nel bagnetto, inviate a una stamperia, con materiale perdopornografico.

Insomma, ci stanno bene, benissimo, gli accordi internazionali dei big come Google o Microsoft con Internet Watch Foundation (IWF) o il National Center for Missing and Exploited Children, per tutelare la sicurezza dei bambini e sconfiggere la pedofilia, ma non vorremmo un giorno ritrovarci la polizia dietro casa, colpevoli di aver gioito di una corsa dei nostri bambini tutti nudi e di averla voluta immortalare con una foto.

Che troppa sicurezza, in certi casi, stroppia.

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