Lo studio dell’Università di Melbourne ha già scatenato polemiche e dibattiti. “Si dice che i bambini di genitori gay abbiano una vita più difficile perché senza un padre o una madre – ha spiegato il professor Simon Crouch a capo del team di ricercatori – Ma la realtà, come dimostra il nostro studio, è diversa“.

La loro ricerca è stata condotta su un campione di 315 famiglie omogenitoriali in tutta Australia, per un totale di 500 bambini. I figli di famiglie omogenitoriali sarebbero, secondo la ricerca, del 6% più in salute di quelli con una mamma e un papà. Non solo: essi mostrerebbero una maggiore propensione alla coesione familiare. Mentre per quanto riguarda parametri come autostima, salute mentale e comportamentale non mostrerebbero alcuna differenza.

gay familyDa cosa è dato tutto questo? Maggiore e migliore distribuzione di responsabilità e compiti all’interno di una famiglia con genitori omosessuali rispetto a quella tradizionale. “In questo caso i genitori – ha spiegato Crouch – si dividono oneri e doveri non rispetto ai tipici stereotipi sessuali, ma semplicemente in base alle loro qualità e caratteristiche. Ciò contribuisce a sviluppare un clima più armonioso in casa e ha un impatto positivo sui figli e sulla loro salute”.

Una conclusione alla quale sono arrivati anche gli psicologi e i ricercatori riuniti a Roma nel più grande convegno italiano sull’omogenitorialità, organizzato dalla Facoltà di Medicina e Piscologia dell’Università La Sapienza di Roma e coordinato da Roberto Baiocco, Direttore del servizio di consulenza sugli orientamenti sessuali dell’ateneo capitolino “Sei come sei”.

“La mamma e il papà sono importanti nella crescita dei propri figli in quando genitori, non perchè sono uomo o donna – spiega Anna Maria Speranza, direttore della Scuola specializzazione in psicologia clinica de La Sapienza – Gli ultimi 40 anni di ricerche hanno dimostrato che non è importante se i genitori sono separati, single o omosessuali, ma la cosa fondamentale è la qualità della genitorialità. Insomma la famiglia tradizionale non dà garanzie”.

Secondo gli psicologi e i ricercatori i fattori di rischio per la crescita dei bambini vanno cercati altrove. Il primo è la povertà sociale ed economica, le esperienze traumatiche precoci, la depressione di uno dei due genitori, il fatto che usino sostanze e la violenza domestica.