Non si è fatta aspettare la risposta di Marianna Madia, Ministro della pubblica amministrazione a Belinda, la mamma precaria alla ricerca di un sussidio, che aveva scritto una lettera al Ministro, pubblicata ieri sul quotidiano La Repubblica. E sulla stessa testata giornalistica continua lo scambio epistolare tra due donne, una incinta che ha appena giurato fedeltà alla Repubblica, e l’altra che ha da poco partorito il terzo figlio e che cerca di farsi strada nelle vie impervie della conciliazione tra vita privata e lavoro, tentando di avvalersi di diritti che le spetterebbero ma che per vari cavilli burocratici non le sono concessi.
“Lei ha perfettamente ragione e io la ringrazio perché alla sua indignazione non segue la rassegnazione, altrimenti non avrebbe scritto quella lettera”. Queste alcune delle parole del Ministro Madia riportate sul giornale. Il Ministro continua con il porre l’accento sul fatto che il precariato è un denominatore comune dei nostri tempi, che riguarda sia i lavoratori che le lavoratrici, ma che si accanisce su queste ultime soprattutto quando è chiamata in causa la conciliazione tra lavoro e famiglia.
“Facciamo leggi che non vengono applicate, sanciamo diritti che non possono essere concretamente esercitati, il che è quasi peggio perché assume il sapore della beffa….. Lettere come le sue sono preziose per il nostro lavoro perché è solo con l’aiuto dei cittadini che noi riusciamo a migliorare la qualità delle nostre azioni”.
Mentre il Ministro Madia prende a cuore la situazione di Belinda e di tutte le “Belinde” che ella rappresenta, la plurimamma, giornalista freelance, continuerà a cercare una propria soluzione individuale, fino a quando non arriverà qualcosa che parlerà a tutte le donne di vera conciliazione.
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