Sei grande e la fatina ti porta via il ciuccio: un addio senza lacrime

“I dentini ne stanno risentendo”. La frase del dentista è come un cazzotto in pieno stomaco. Lo schiaffo di sentirti dire quello che in fondo sai già: è ora di togliere il ciuccio. Il problema non è se il Nano sia pronto o meno. Tu non sei pronta. Hai già dato col primo figlio, il secondo – pensavi – farà tutto da solo. Un giorno, senza piangere, ti guarderà e ti dirà: mamma, io basta ciuccio. Cammino da solo, mi vesto da solo, non piango il primo giorno d’asilo. E invece no. Col secondo è sempre tutto da capo. Solo che non sei pronta a ricominciare.

Poi accade l’imprevedibile. Il ciuccio si perde. Introvabile. Mentre sei a casa dei nonni in mezzo alla campagna, con la farmacia di turno a oltre 20 km da te, il ciuccio risulta irrimediabilmente perso. Appena 10 minuti prima lo aveva in bocca ma quando dovete andare a dormire il ciuccio non c’è. Finito, perso, ingurgitato dalle pietre di un trullo. Che si fa? Allora ti torna in mente la frase lapidaria del dentista: “Signora, basta ciuccio”. E va bene, ti dici, così di punto in bianco, senza alcuna possibilità di pensarci due volte? Affrontare una nottataccia così non era nei programmi della tua tabella di relax. Intanto il ciuccio non c’è.

“Mamma, ciuccio”

“Il ciuccio amore si è perso”

“Perso?”

“Sì, si è perso. Ma domani ti prometto che lo cerchiamo”.

Il Nano dorme. Dopo 5 minuti dorme senza ciuccio. E non si sveglia neanche una volta. La mattina dopo, però, è il primo e agghiacciante pensiero:

“Mammaaaa, ciuccioooooo”

Ok, tiriamo in ballo la fatina. Quella ha sempre una soluzione figa per le mani.

“Vedi amore, la fatina stanotte è entrata nella tua stanza. Ha preso i tuoi piedini in mano e ha detto: grandi! Ha preso le tue manine in mano e ha detto: grandi! Ha girato intorno e ha detto: questo bimbo grande! Allora ha preso il tuo ciuccio e lo ha portato dai bimbi piccoli piccoli che non lo hanno”.

Silenzio, occhi lucidi. Temo il peggio. E invece capisco che forse è meglio insistere su quella parola: GRANDE.

“Capito amore, adesso sei grande, sei proprio grande come me, me lo ha detto la fatina”.

Mi guarda, sorride:

“Mamma io grande”.

Niente lacrime, niente più ciuccio. Incredibilmente senza volerlo ho fatto leva sull’orgoglio del Nano. Che ora si sente grande, ma proprio grande. E vive sorridente senza ciuccio.

E’ che forse il Nano era già pronto da un pezzo. Io no.

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