“La mia migliore amica ha avuto un bambino, ma io non so se andare a trovarla anzi non ci vado, non ce la faccio”. Questo è un frammento di conversazione che non raramente capita di ascoltare dalle proprie pazienti infertili” afferma la dr.ssa Tiziana Bartolotti, specialista in ginecologia e responsabile del centro PMA ARTeBIOS- DEMETRA di Lugo (Via Vincenzo Giardini, 11).
“E’ piuttosto comune che le donne che non riescono ad avere una gravidanza provino emozioni destabilizzanti quali invidia e, contemporaneamente, senso di colpa, per la nascita del figlio di un’amica o di una parente. Il sentimento prevalente è sicuramente quello del senso di colpa per non riuscire a festeggiare, come avrebbero voluto, la nuova nascita. In realtà, penso che, queste reazioni, siano piuttosto naturali e comprensibili e spetta a noi specialisti cercare di rassicurare le signore sul fatto che i loro pensieri non sono lo specchio dei loro desideri ma che sono solo il risultato del loro dolore e della loro solitudine. La sofferenza che deriva dall’infertilità, infatti, è fortissima e coinvolge non solo la sfera riproduttiva ma anche la propria vita sessuale e sociale con l’aggravante che, temendo di non essere compresi o, addirittura, di essere derisi, i pazienti infertili tendono a chiudersi nei confronti del mondo esterno e a vivere in solitudine il proprio dolore.”
Quello dell’infertilità è un tema molto delicato e che riguarda un numero sempre maggiore di coppie. Fra le cause che possono comportare infertilità o sterilità assoluta vi sono anche le terapie oncologiche ( chirurgia, chemio e radioterapia), le terapie per la sclerosi multipla e per altre malattie autoimmuni o reumatiche, gli interventi devastanti sulle ovaia per endometriosi pelvica e, non dimentichiamo, la menopausa precoce da causa genetica. Sono numerose le cause che note o meno, certe o ancora da indagare portano tutte allo stesso risultato: impossibilità ad avere figli, o almeno in maniera naturale.
Dottoressa, parliamo delle tecniche di congelamento dei gameti nei pazienti oncologici?
“In passato raramente veniva proposto ai pazienti oncologici di conservare i propri gameti prima di essere sottoposti a terapie che avrebbero comportato sterilità. Un po’ perché si riteneva opportuno curare il tumore in un momento in cui, la percentuale di sopravvivenza alla malattia non era particolarmente elevata ed un po’ perché non erano note le tecniche di congelamento ovocitario che, in fin dei conti, hanno poco più di 15 anni di esistenza. Negli ultimi trent’anni, per fortuna, un numero sempre maggiore di pazienti è sopravissuto e guarito dopo un’esperienza oncologica e, giustamente, una volta raggiunta la guarigione, prevale il desiderio di sentirsi una persona “normale”, non più malata, e il desiderio di un figlio fa parte di questo progetto di ‘vita normale’. Oggi, per fortuna, il numero di pazienti che viene correttamente informato sul rischio di sterilità legato alle terapie a cui sarà sottoposto, è sempre maggiore anche se molto è ancora da fare. Un recente studio tedesco ha riscontrato che la percentuale di pazienti informati correttamente negli anni ’80 era il 40% mentre, al giorno d’oggi, le giuste informazioni vengono fornite al 50% dei pazienti e che esiste anche un’informazione di genere, cioè, più facilmente, sono i medici donna a proporla.”
Uomini e donne attraverso quali esami possono capire se sono fertili?
“Negli uomini è sicuramente lo spermiogramma, l’esame corretto ed è importante che venga eseguito da biologi esperti che seguono le linee guida del WHO 2010. Per quanto riguarda le donne, invece, esistono alcuni indici che sono significativi per valutare quella che definiamo ‘Riserva Ovarica’ cioè il grado di fertilità e il tipo di risposta che la signora avrà durante i trattamenti di fecondazione assistita.
Come si misura la riserva ovarica?
“Attualmente la riserva ovarica viene misurata tramite il dosaggio ematico dell’ormone Anti Mulleriano e con un semplice esame ecografico noto come la ‘Conta dei Follicoli Antrali’. Quest’ultimo è un semplice ma molto sensibile esame che deve essere eseguito fra il 3° e il 5° giorno del ciclo mestruale. Come ho già detto, è una semplice ecografia transvaginale che ci permette di contare quanti piccoli follicoli sono presenti in entrambe le ovaie. La fertilità della signora o il suo grado di risposta ai trattamenti di fecondazione assistita può essere desunto dal numero totale di follicoli osservati. E’ un’indagine semplice che sta avendo un ruolo sempre più importante non solo nei cicli di fecondazione assistita, nei pazienti oncologici o a rischio di sterilità, ma anche, e soprattutto, nella popolazione femminile generale. Sta crescendo, infatti, il numero di donne che, non desiderando ancora di avere un figlio, vogliono però sapere se, attendere troppo tempo, toglierà a loro la possibilità di averlo in futuro. A queste donne, se si riscontra un rischio di prossima infertilità, potrà essere proposto il congelamento ovocitario preventivo. Gli ovociti possono rimanere congelati numerosi anni e, nel tempo, manterranno sempre la qualità del momento in cui sono stati prelevati. Per fare un esempio: decido di avere un figlio a 44 anni e ho congelato i miei ovociti all’età di 38 anni, se avrò difficoltà a concepire naturalmente, potrò scongelare i miei ovociti che avranno sempre l’età dei miei 38 e non 45 anni. Saranno, cioè, migliori per la fecondazione”.
Quello della preservazione dei gameti è un discorso che riguarda soprattutto le donne. “L’età media femminile di ricerca di gravidanza è ulteriormente salita negli ultimi anni e sappiamo che il patrimonio ovocitario delle donne comincia a ridursi sin dai 35 anni di età. Sorvegliare periodicamente il proprio grado di fertilità, dall’età di 30 anni circa, potrebbe pertanto essere utile per poter salvaguardare il proprio futuro di madre.
Il centro Demetra ARTeBIOS proporrà, in questo mese di luglio, una campagna di sensibilizzazione sullo studio della riserva ovarica, una valutazione che, se usata tempestivamente e nel modo corretto, può fare cultura sulla fertilità femminile e permettere a molte donne di scegliere liberamente quando divenire madri, pur con una fertilità ridotta o assente, senza dover ricorrere alla donazione di ovociti in un loro futuro.
Per info: 0545 20113
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Commenti:
La dottoressa Bartolotti é bravissima…io ho il mio cucciolo di 4 anni grazie a lei…
sono arrivata dal tuo sito da qleulo di comida, che seguo silenziosamente da tempo. qui invece condivido il pensiero, di cui ho parlato spesso con mio marito. siamo giunti alla stessa conclusione tua!! magari siamo pif9 di 3 nel mondo a pensarla cosec!! s.
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