disabili Sono aperte le iscrizioni a Bologna per il corso di assistente sessuale annunciato pochi giorni da Maximiliano Ulivieri, fondatore del ‘Comitato per la promozione dell’assistenza sessuale in Italia’, e confermato oggi attraverso il suo profilo Facebook. La figura dell’assistente sessuale è a tutt’oggi assente in Italia e nemmeno prevista dalla legge, ma Ulivieri, che da anni porta avanti questa battaglia, ha presentato solo pochi mesi fa in Senato un disegno di legge firmato da una decina di senatori: “Una sintesi tra quello che io vorrei veramente e quello che, plausibilmente, si può pensare di fare”, (). L’assistenza sessuale, presente in diversi Stati europei e regolata da norme anche molto differenti tra loro, va intesa come una forma di accompagnamento erotico che mira ad aiutare i disabili a scoprire la loro sessualità – intesa nel senso più ampio possibile – e il loro corpo in un percorso verso la conquista di una maggiore autostima. “È ora che anche l’Italia si adegui ai tempi: per cominciare, in autunno faremo partire questi percorsi di formazione”.

Qual è l’identikit di questa figura? “Un identikit specifico non esiste, ma ci sono condizioni per noi imprescindibili: in primis, deve avere neuroni funzionanti – sorride Ulivieri – Poi, serve una visione mentale ampia, a 360 gradi. Deve avere un rapporto con la sessualità sereno e senza complicazioni, esattamente come deve essere nei confronti del suo corpo”. Poi, sottolinea quella che ritiene essere la caratteristica fondamentale: l’empatia. “Servono persone propense empaticamente a capire che questo bisogno – la scoperta della sessualità da parte dei disabili – è una realtà che va affrontata e risolta. Parlando, ascoltando. Imparando”. Secondo Ulivieri, le persone che lavorano o hanno lavorato con persone disabili (assistenti sociali, assistenti personali) potrebbero partire avvantaggiate – non in graduatoria, ma come spinta iniziale – perché più avvezze alla comprensione dei problemi dei disabili. “Chiediamo che abbiano almeno il diploma di scuola superiore: non mettiamo limiti d’età troppo restrittivi, ma vorremmo che i candidati avessero almeno 25 anni. In Svizzera devono essere almeno trentenni, a garanzia di una certa maturità, ma noi abbiamo fiducia anche nelle persone più giovani. Tra l’altro, porre limiti d’età potrebbe essere incostituzionale, e vorremmo evitare questo rischio”. Il corso è aperto a persone eterosessuali e a tutti coloro abbiano orientamenti sessuali differenti, perché anche la domanda è estremamente eterogenea: “Ricevo moltissime e-mail di disabili che rappresentano tutto il panorama sessuale: vorremmo poter rispondere adeguatamente”.

Circa 40 i posti disponibili, ma si valuta la possibilità di aumentarli. Durante i corsi si lavorerà molto sul contatto e sul corpo, anche per scoprire tutte le sfumature che possono mettere a proprio agio una persona. Inizialmente, si lavorerà con persone non disabili, magari i compagni di corso, poi si arriverà alle persone con disabilità. Per candidarsi occorre mandare una e-mail all’indirizzo fquattrini@lovegiver.it con curriculum e foto. L’indirizzo è quello di Fabrizio Quattrini, psicologo, psicoterapeuta, sessuologo fondatore e presidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica (Iiss) di Roma: “Prima della partenza dei corsi, tutti i candidati dovranno sostenere con lui un colloquio conoscitivo. A Roma. Di persona, non via Skype come qualcuno ci ha già chiesto. Da lui devi andarci a tue spese: già lì capiremo molto circa le motivazioni”.
E una volta che il corso sarà finito? Se ancora non esiste una legge, come si potrà essere certi che quelle persone possano davvero cominciare a lavorare come assistenti sessuali? “La formazione è seguita da professionisti, ed è in linea con quella di altri Stati europei che già offrono questa opportunità: non può essere fatta diversamente. Quello che ci preoccupa è se la legge, una volta fatta, dovesse decidere che la qualifica come assistente sessuale possa essere data solo dalle Asl, per fare un esempio. A quel punto, i nostri assistenti si troverebbero obbligati a seguire un secondo corso. Insomma, non sarà un’impresa facile”.
“Mi auguro che chi partecipa comprenda che l’obiettivo non è solo l’ottenimento di un attestato: si prende parte a una battaglia, nella quale si deve credere. E, come in tutte le battaglie, potrebbero esserci dei feriti. I candidati devono essere consapevoli dei rischi che corrono. Considerato tutto questo, credo che già dopo i primi colloqui conoscitivi ci sarà una grandissima scrematura: basti pensare che in Svizzera, su 200 candidati, ne sono stati scelti 25”.
Quanto alla legge, ora andrebbe calendarizzata e discussa, ma a oggi non esistono tempistiche certe. Intanto, è già deciso che a settembre ci sarà un nuovo incontro a Bologna insieme con il senatore cittadino in quota Pd Sergio Lo Giudice, che con Ulivieri quel disegno di legge l’ha scritto e presentato: “Se nel frattempo anche qualche parlamentare delle Camera volesse firmare, sarebbe un’ottima notizia, perché potremmo provare ad accelerare i tempi”.

Fonte: Redattore Sociale