“Le forze di polizia e la magistratura non possono fare badanti e tutori, perché la famiglia arretra. Il cancro è lì, sta nelle famiglie, perché se una mamma non si accorge che il figlio si droga, è una mamma fallita. Ha fallito, si deve solo suicidare”.

Sono le parole, tuonanti, del prefetto di Perugia Antonio Reppucci che in 24 ore è finito su tutti i quotidiani nazionali e senza dubbio al centro dei discorsi delle famiglie che oggi, tra Tg e passa parola del web, hanno ascoltato la sua invettiva contro la droga, le sue parole forti sul ruolo che i genitori dovrebbero ricoprire per evitare il dilagare di un problema fuori controllo.

Parole riprese dal quotidiano Umbria24.it (video qui sotto, minuto 1:45) e che in un giorno hanno fatto saltare sulla sedia le più alte cariche istituzionali, a partire dal procuratore distrettuale Antimafia di Perugia Antonella Duchini :“Mi dissocio da Reppucci – ha detto – Le famiglie non devono sentirsi isolate, ma supportate e coinvolte”. In serata interviene anche il premier Matteo Renzi che ha chiesto spiegazioni al ministro dell’Interno Angelino Alfano, e interventi immediati nei confronti del prefetto. “Ho sentito le dichiarazioni del prefetto di Perugia – ha fatto sapere Alfano -. Sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì né altrove. Assumerò immediati provvedimenti”.

La conferenza stampa durante la quale Reppucci è intervenuto era organizzata per fare il punto sulla questione droga a Perugia, per sfatare il mito Perugia capitale della droga: erano presenti il procuratore generale della Corte d’Appello di Perugia Giovanni Galati, il questore Carmelo Gugliotta, i colonnelli dei Carabinieri Angelo Cuneo e della Guardia di Finanza Vincenzo Tuzi. L’intento era quello di rispondere alla trasmissione Announo in onda su LA7 che in una recente puntata aveva fatto emergere l’immagine di una Perugia crocevia della droga in Italia.

Sempre su Umbria24.it arriva la difesa del prefetto: “Bisogna andare oltre il senso delle parole – si è giustificato -, capire se si vuole difendere e costruire o distruggere, io voglio costruire e il mio era solo un modo di dire di fare squadra tutti insieme”.