mamma lavoroLa prima cosa che dobbiamo augurarci è che non si tratti ancora una volta di un click day. Una corsa al contributo complessa e macchinosa che ha già dimostrato tutta la sua inefficacia. Per diversi motivi: quel giorno si può non avere un computer a disposizione, la grande quantità di accessi può rendere difficile svolgere la procedura in tempi brevi (chi ha fatto l’iscrizione online a scuola per i propri figli ne sa qualcosa), per di più ci si può trovare di fronte all’assenza, negli elenchi delle strutture accreditate, dell’asilo comodo dove mandare i propri figli.

Il bonus bebè sarà rinnovato anche quest’anno ma ancora non si sa secondo quali procedure. I fondi, secondo quanto dichiarato dal deputato Pd Vittoria D’Innecco a La ventisettesima ora, sono stati stanziati anche per quest’anno e per il prossimo, nella misura di 20milioni di euro per ogni anno.

E’ la stessa deputata in un’interrogazione parlamentare a ricordare il flop dello scorso anno: 4.000 donne ne hanno fatto richiesta nel 2013, a fronte delle 11.000 domande che si potevano coprire con i fondi stanziati. La parlamentare quindi auspica procedure più snelle per far sì che arrivino molte più domande.

La misura è stata voluta dalla legge Fornero per agevolare il rientro delle mamme a lavoro attraverso un contributo per pagare la baby sitter o la retta dell’asilo e non è sovrapponibile al congedo parentale.

Bontà sua, le intenzioni del ministro Fornero erano più che buone ma la macchina si è inceppata di fronte all’attuazione della norma: “Il decreto di attuazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, purtroppo, – denuncia la deputata – prevede ben altro calvario per la madre lavoratrice che volesse beneficiare di 300 euro durante sei mesi per il pagamento dell’asilo nido o della baby sitter. Innanzitutto il voucher sparisce e diventa un contributo utilizzabile alternativamente per il servizio di baby sitting o per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati. Diversamente da quanto stabilito dalla legge, per accedere ai benefici la madre lavoratrice non potrebbe più rivolgersi al proprio datore di lavoro, ma dovrebbe presentare domanda tramite i canali telematici e secondo le modalità tecnico operative stabilite in tempo utile dall’Inps”.

Aspettiamo fiduciosi di sapere come saranno assegnati. Che la speranza, si sa, è l’ultima a morire.

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