A casa dieci giorni dopo il parto: in Italia lo fa il 7% dei papà, in Svezia l’85

I tempi cambiano e anche i ruoli in famiglia. Sempre più papà si svegliano di notte richiamati dal pianto del neonato oppure per preparargli il biberon. Sempre più mamme di giorno passano tanto tempo a lavoro e sono costrette a delegare ai babbi il compito di andare a prendere i figli a scuola oppure di portarli all’attività sportiva. “I papà di oggi sono molto più presenti nella quotidianità dei propri bambini. Finalmente oggi i padri si riconoscono il diritto di prendersi cura dei figli in primis per se stessi e per la relazione che stanno instaurando e non solo per dare una mano in casa, aiutando la propria moglie o compagna”. Queste le parole di Elisabetta Ciracò, psicologa e psicoterapeuta che questa settimana terrà ben due incontri incentrati sulla figura del padre. Il primo appuntamento dal titolo “Diventare papà…come cambiano i ruoli in coppia” si terrà domani dalle 9.30 alle 11.30 al Centro per le famiglie di Faenza (Via degli insorti 2, ) e il secondo “Chi sei papà? Una figura fondamentale in via di evoluzione” avrà luogo sabato 15 marzo alle ore 10 sempre nella stessa sede. Un appuntamento che rientra nel ciclo di laboratori e conferenze “Papà in movimento”.

Esistono delle regole d’oro – continua la dottoressa – attraverso le quali gli uomini acquisiscono il loro ruolo genitoriale. Accompagnare le donne alle visite durante la gravidanza. Trascorrere i primi dieci o quindici giorni a casa dopo la nascita del bambino, anche se qui in Italia lo fa solo il 7% dei neo papà rispetto all’85% di quelli svedesi. C’è da dire però che a livello economico gli uomini che prendono l’aspettativa qui da noi, guadagnano solo il 30%, mentre nel nord Europa fino all’80%. Tra le altre regole fondamentali ci sono inoltre quella di non rinunciare alle coccole da dedicare alla prole, quella di impegnarsi nelle attività quotidiane e infine quella di trascorrere del tempo libero con i propri bambini”.

Sebbene i papà siano più vicini ai loro figli in termini di cure, di coccole e di tempo passato a giocare, l’instaurare un dialogo con loro è una prerogativa ancora prettamente femminile. “Il maschile vive meno l’alfabetizzazione emotiva. Anzi spesso le emozioni sono viste come negative. ‘Non piangere’ dicono molti papà ai loro bambini. Per molte persone, e non solo uomini, esternare le sensazioni e i sentimenti rappresenta un atto di debolezza ed è collegato irrimediabilmente con il mondo femminile”.

Il mutare del ruolo e della funzione dell’uomo tra le mura domestiche crea qualche scombussolamento anche nella donna e soprattutto nella relazione tra i due. “Alcune donne temono di perdere il loro ruolo privilegiato nei confronti del proprio bambino e inoltre la possibilità di potersi aiutare, di scambiarsi i compiti e le competenze, crea confusione e spaesamento in molte coppie. Ogni coppia genitoriale è a sé, c’è una forte sperimentazione nelle famiglie di oggi. Non c’è ancora un’immagine forte dal punto di vista sociale del papà e della mamma e in linea più generale dell’uomo e della donna di oggi”.

Per informazioni sull’incontro del 10 marzo: 0546-691816
Per scaricare il programma di “Papà in movimento” CLICCA QUI

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g