Cenerentola, Biancaneve e Rapunzel le avremmo bandite volentieri anche noi. Ma per ben altri motivi: troppo longilinee, trovano principi azzurri che non corrispondono ai canoni reali, non hanno una pecca neanche a volerla trovare. Eppure, ai nostri bimbi le abbiamo raccontate lo stesso, se non altro per affezione a qualcosa che ci è appartenuto da piccoli. Ma secondo l’Unar, l’Unione nazionale antiscriminazione razziale, è il momento di farla finita. Le vecchie favole, infatti, sono accusate di rifarsi a un unico modello familiare dove il principe sposa la principessa, e vissero felici e contenti. Non ci sono principi che sposano principi e principesse che decidono di optare per principesse. E così l’iniziativa anti favole di un tempo è entrata nelle scuole sotto forma di opuscoli con tanto di logo del Ministero delle Pari opportunità. Materiale che in un primo momento ha lasciato qualcuno sconcertato, salvo poi scoprire, per smentita dello stesso Ministero delle Pari Opportunità, a cui ha fatto seguito il Miur, che quel materiale è partito come libera iniziativa dell’Unar, senza avvallo dai Dicasteri. Il progetto era infatti stato avviato prima dell’insediamento degli attuali responsabili.

I tre libri fanno parte del kit “Educare alla diversità” realizzato dall’Istituto Beck. Sono divisi per fasce d’età: uno per la scuola primaria, uno per quella secondaria di primo grado, il terzo per la scuola secondaria di secondo grado.
In quello delle elementari sono molti i consigli rivolti agli insegnanti per evitare discriminazioni ma anche per individuare subito comportamenti di bullismo. A partire dalle frasi usate per insegnare matematica o italiano ai bambini: come per esempio Rosa e il suo papà vanno a scuola, da sostituire talvolta con Rosa e i suoi papà; consegne di questionari ai bambini, indicazioni dettagliate agli insegnanti su come affrontare determinati temi a scuola per lavorare su un modello culturale differente.

Resta il fatto che da Roma sia arrivato prima l’altolà di Maria Cecilia Guerra, viceministro alle Pari Opportunità, e poi quello del Miur, che ne hanno preso le distanze, chiarendo di non saperne niente e inviando una formale lettera di demerito a Marco De Giorgi, presidente dell’Unar.

“Sono convinta – ha spiegato il viceministro Guerra – che l’educazione alle diversità sia cruciale. La finalità non deve mai essere quella di imporre un punto di vista o una visione unilaterale del mondo, quanto piuttosto sollecitare nei giovani il rispetto di ogni specificità e identità”.

Dall’altra parte si sono levate invece le voci di  Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t che hanno difeso il lavoro di De Giorgi.

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