Tumori nei bambini a Rimini: l’80% guarisce. E il servizio si potenzia

Una donazione per il servizio di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale “Infermi” di Rimini. Il generoso gesto – l’Ausl fa sapere che si tratta di una “cifra davvero molto importante” – deriva dal lascito testamentario della signora Serafina Giuliani.

Questi fondi saranno usati per potenziare il servizio e avere: uno psicologo dedicato al supporto di pazienti oncoematologi; un pediatra dedicato alla cura dei pazienti oncoematologici, per la formazione del personale medico tramite un consulente. La seconda parte del progetto prevede invece la realizzazione strutturale, all’interno dell’area del reparto di Pediatria, del Day Hospital di Oncoematologia Pediatrica e l’allestimento di uno spazio per la sedazione dei piccoli pazienti su cui devono essere effettuate manovre diagnostiche dolorose: si tratta di una vera e propria piccola sala operatoria che, grazie alla generosa donazione, sarà attrezzata con le più moderne apparecchiature.

Il centro di Oncoematologia Pediatrica di Rimini negli ultimi 14 anni ha accolto e curato 150 piccoli pazienti. L’attività si svolge all’interno dell’onità operativa di Pediatria, diretta dalla dottoressa Gina Ancora ed è coordinata dalla dottoressa Roberta Pericoli.

Il centro dispone di un’area a bassa carica microbica a pressione positiva con sei posti letto distribuiti in due stanze singole e due a due posti. All’interno di questa area è presente anche una sala giochi, tavolo di lavoro e cucinetta. Il centro si avvale inoltre di stanze dedicate per i pazienti oncoematologici in regime di day hospital all’interno del Day Hospital pediatrico. Il centro è sostenuto dall’associazione di genitori Arop che, tra l’altro, ha donato un appartamento, nei pressi dell’ospedale, per ospitare i genitori dei piccoli pazienti non residenti a Rimini.

La frequenza maggiore per questo tipo di tumori è di leucemie e linfomi, seguiti dai tumori solidi. “Una delle soddisfazioni più belle – ha specificato la dottoressa Pericoli – è vedere bimbi che abbiamo seguito vent’anni fa, che ora si sono sposati e hanno avuto figli, poiché nell’80 per cento dei casi di queste patologie si guarisce”.

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