a cura di Rosa M. Amorevole – Consigliera di Parità per l’Emilia Romagna
Talvolta il districarsi tra le informazioni non è cosa facile, specie quando si parla di maternità e paternità. A partire dall’articolo apparso sul sito di Romagnamamma.it, è importante avere chiara la “classificazione” delle opportunità. In sintesi, tre sono le aree di intervento: la copertura del congedo obbligatorio della mamma (o del diminuito reddito in caso mancata prescrizione all’assentarsi dal posto di lavoro), il supporto al credito di fronte alle maggiori spese originate dalla nascita di un bebè, i voucher di conciliazione per facilitare il rientro/o la permanenza delle neo-mamme nel mercato del lavoro.
Oggi di fronte ad una molteplicità di situazioni contrattuali o di fronte a lavoratrici inoccupate, troviamo indennità di maternità molto diverse, proprio in relazione alla situazione occupazionale della madre che ne è la beneficiaria (il padre subentra solo per sostituzione, a fronte di gravi situazioni di salute o abbandono).
Per questa ragione, accanto al classico congedo di maternità obbligatorio delle lavoratrici dipendenti troveremo la realtà delle lavoratrici autonome, iscritte a ordini professionali o meno, dove le regole possono essere diverse da settore a settore, solo per fare un esempio.
E quando le lavoratrici sono precarie, è lo Stato ad intervenire, erogando tramite l’INPS l’indennità di maternità; mentre saranno i Comuni ad intervenire nel caso di maternità di una lavoratrice non occupata. Le informazioni possono essere reperite sul sito www.inps.it
Il fondo dei nuovi nati ha come obiettivo quello di facilitare l’accesso al credito della famiglia, che è il soggetto destinatario, fino ad un massimo di 5000 euro da restituire anche in comode rate. Questo perché una nuova nascita porta nuove esigenze e nuove spese, da qui le garanzie per l’accesso al credito per chi, altrimenti, non avrebbe possibilità alcuna di ottenerne dalla propria banca.
Il bonus bebè, previsto dalla Legge Fornero, nasce come una misura di conciliazione e contrasto all’abbandono del posto di lavoro da parte delle neo- mamme lavoratrici.
In cambio della rinuncia totale o parziale del congedo parentale, la mamma (unica beneficiaria) può ottenere un voucher per l’abbattimento della retta del nido o la possibilità di acquistare servizi di babysitting per un importo pari a 300 euro per un massimo di 6 mesi.
A tutto ciò, specifiche politiche regionali possono offrire specifiche provvidenze come voucher di conciliazione, abbattimenti dei costi dei nidi o integrazioni al reddito in caso di nascita.
Il comportamento non è omogeneo e va valutato anche in rapporto alla quantità e alla qualità dei servizi esistenti: talvolta il supporto economico alla famiglia và a surrogare una oggettiva carenza della struttura pubblica.
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