Eh già, gli stereotipi: ci stanno ammazzando l’immagine femminile a furia di farci passare per quelle che servono a tavola, vanno dal parrucchiere, mangiano gli yogurt con tante fibre perché se no non la fanno per giorni. Lo stereotipo della donna in casa, a sentire il presidente della Camera Laura Boldrini, non si è mai visto in nessun altro Paese in Europa se non nel nostro.

Il discorso della Boldrini mira, ovviamente, a mettere un freno a un’immagine della donna in Italia che non ci porterà molto lontano. Mi perdoni, gentile onorevole Boldrini, ma per l’ennesima volta spiace constatare che proprio da dove dovrebbero arrivare segnali di cambiamento, continuiamo a sentirci dire sempre le stesse – seppure condivisibili – due o tre frasi che non si possono contraddire ma nemmeno ascoltare oltre.

Mi permetta, allora, onorevole, di ricordarle perché in Italia non siamo nelle condizioni di preoccuparci dello stereotipo della donna che serve a tavola.

1) Molte donne servono a tavola mariti e figli non perché sia il passatempo preferito ma perché, non esistendo politiche di conciliazione che permettano loro di lavorare (intendo copertura dei posti degli asili, contratti di lavoro favorevoli, azioni politiche mirate ad incentivare le aziende che assumono donne) si ritrovano a casa tutto il giorno ad accogliere un marito che torna dopo ore di lavoro. L’ultimo problema di quelle donne, dopo ore passate in casa tra pulizie e accudimento dei figli, è mettere un piatto in tavola.

2) Attualmente l’unico provvedimento che lasciava sperare in qualche cambiamento era il famoso bonus bebè, partorito talmente male da essersi rivelato un flop. Insomma, per una volta che pensavamo che ci sarebbe stato un aiuto per le mamme che devono tornare al lavoro dopo il parto, il sogno si è sciolto come neve al sole. Il tempo di un attimo

3) Certo che in Inghilterra, come ha fatto notare lei, nelle pubblicità non assisteremo mai allo ‘stereotipo’ della donna che serve in tavola mentre marito e figli sono seduti ad aspettare. E’ il Paese con la più alta percentuale di occupazione femminile in Europa.

E allora, carissimo presidente, io mi aspetto che una donna alla presidenza della Camera non mi venga a raccontare che il nostro problema è lo stereotipo della donna che serve in tavola ma un sistema politico e culturale che in questo Paese non ha ancora capito qual è la strada da percorrere per cambiare davvero le carte in tavola. Il cane, ahinoi, continua irrimediabilmente a mordersi la coda.

Dal canto nostro, nella nostra umile posizione di donne che stanno svuotando il mare con un secchiello pur di cercare di lavorare, conciliando lavoro e famiglia, le assicuro che l’ultima cosa che ci preoccupa è servire un piatto in tavola. Restiamo convinte che quando saranno le leggi a cambiare, a seguire verranno anche tutte le altre buone prassi. Quando gli uffici pulluleranno di mamme felici di lavorare, stia pur certa che anche le agenzie pubblicitarie si adegueranno alla nuova immagine che popolerà il nostro Paese.

In caso contrario, non faremo altro che dare illusioni sbagliate: in pubblicità donne in carriera, a casa donne, tante, ancora e sempre a servire in tavola.