“E’ stato il tema dell’equità – ha dichiarato il vicesindaco con delega alle Politiche educative del Comune di Rimini Gloria Lisi – a guidarci nella definizione delle tariffe da applicare ai nostri servizi educativi, ovvero far sì che le tariffe siano modellate con la miglior aderenza possibile alla reale situazione economica delle famiglie affinché siano tutelate la fasce più in difficoltà rispetto a chi ha maggiori possibilità economiche”. La Giunta comunale ha approvato nella seduta scorsa le nuove tariffe a domanda individuale che oltre a quelle per i servizi educativi (nidi e scuole d’infanzia) ha riguardato altri servizi comunali a domanda individuale.
“Per raggiungere questo obiettivo – ha proseguito il vicesindaco Lisi – già lo scorso anno abbiamo introdotto con la domanda d’iscrizione l’obbligo della presentazione dell’Isee, che ci ha permesso sia di raccogliere informazioni puntuali sullo stato reddituale e patrimoniale delle tariffe, sia la possibilità di effettuare controlli efficaci sulla veridicità delle domande, perché non è accettabile – ora meno che mai – che goda in maniera fraudolenta delle risorse della comunità chi non ne ha diritto. Un lavoro d’accurata analisi che ha visto nella definizione delle tariffe anche il confronto con quelle applicate dagli altri capoluoghi di provincia della nostra regione e con i comuni a noi limitrofi, che hanno portato a definire livelli tariffari che pongono il Comune di Rimini, in questo panorama regionale e locale, da comune con le tariffe più basse in regione a comune con un livello tariffario medio”.
Per le tariffe delle scuole d’infanzia comunali non è stata introdotta alcuna modifica strutturale, ma il semplice recupero dell’inflazione – tenendo conto che queste tariffe sono rimaste invariate dall’anno scolastico 2011/12 – così come non sono state modificate le fasce di Isee né la soglia Isee per ottenere la tariffa agevolata.
Solo il recupero dell’inflazione (3,5%) e nessuna modifica strutturale anche per le tariffe per la refezione scolastica che interessano gli alunni delle scuole per l’infanzia statali (802 utenti) e delle scuole primarie che effettuano rientri pomeridiani (1841 gli iscritti).
Più articolato l’intervento sulle tariffe dei nidi d’infanzia, che per la natura del servizio ha un costo più alto a carico dell’ente pari a 8.900 euro circa per bambino.
Mantenendo ben saldo l’obiettivo irrinunciabile dell’alta qualità dei sistemi educativi a gestione diretta, sono state raddoppiate (da 4 a 8) le fasce di reddito che, con scaglioni di 5.164,56 euro, dalla prima fascia 7.746,85 euro arriva all’ottava di oltre 43.900 certificata dall’Isee, che prevede la tariffa “ordinaria” di 450 euro (65 euro in più rispetto allo scorso anno, ma che riguarderà meno del 10% degli utenti).
Tutte “agevolate” le restanti sette fasce, dove le prime 4 (quelle cioè con redditi Isee fino a 23.240,56 euro) l’aumento sarà del solo costo inflattivo del 3,5%. E’ a queste fasce che appartiene la maggior parte delle famiglie che iscrivono i loro bimbi ai nidi. Dai dati Isee presentati emerge infatti che sono il 65,31% le famiglie che hanno iscritto lo scorso anno i bimbi ai nidi comunali.
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