“Vi racconto la sofferenza e la crescita di noi genitori prematuri”. In un blog

Annarita Piazza ha 36 anni, vive a Ozzano Emilia ed è mamma di due bimbe di 3 e 6 anni nate entrambe premature. Tre anni dopo la nascita del secondo figlio nasce anche il blog  mammaprima, un luogo virtuale dove chi vive la sua stessa esperienza trova consigli, conforto e tanto, tanto aiuto.

“La prematurità – racconta Annarita – è una realtà che se non ci caschi dentro non sai quasi nemmeno che esiste. La mia prima bimba è nata di un chilo e duecento grammi a 33 settimane, ed è stata davvero una brutta esperienza, cui non ero minimamente preparata  e di cui sia io che mia filgia abbiamo risentito parecchio: depressione io e varie conseguenze psico-comportamentali lei. La seconda bimba è nata poco dopo 33 settimana di un chilo e ottocento grammi ma questa volta ero preparata, sapevo tutto e avevo fatto un percorso di consapevolezza che mi ha permesso di avere molte più risorse per fronteggiare l’evento. Risultato: la seconda maternità è stata molto più semplice e gioiosa per tutti e la seconda bimba quasi non ha riportato nessuna conseguenza dalla prematurità. Da ciò discende la mia ferma convinzione che sia possibile affrontare la prematurità e le nascite difficili in genere, con strumenti che diano alla mamma la possibilità di essere una mamma molto più presente e con strumenti che la aiutino nel costruire un buon rapporto col proprio bimbo, anche se nato in modo traumatico. La mia formazione di psicologa – psicoterapeuta corporea poi ha fatto il resto”.
Come nasce l’idea di un blog dedicato ai genitori di prematuri?
“E’ nata diciamo dopo la nascita della mia secondogenita, quindi un tre anni fa circa. Mi aggiravo sui forum e sui blog di mamme e anche di mamme premature ma non trovavo mai uno spazio adeguato all’ascolto e all’analisi delle difficoltà emotive della prematurità, sia dal punto di vista dei genitori che dei bambini. Questi siti sono pieni di informazioni “tecniche” mediche, sulle possibili conseguenze della prematurità sui bimbi, ma al di là del sostegno informale tra mamme, nessuno affronta veramente cosa vuole dire a livello psicologico emotivo comportamentale “nascere prima””.
Di che cosa hanno bisogno i genitori quando vivono un’esperienza simile? 
“Di essere sostenuti e supportati durante tutto l’iter della nascita “anomala” che stanno vivendo, in quanto si sentono completamente disorientati. Occorre sostenerli  prima, quando possibile, cioè quando le condizioni mediche della mamma fanno pensare ad un parto non nella norma,  durante, e dopo. Nella prematurità vanno in fumo le aspettative più intime e profonde dei genitori di una nascita piena di gioia e di un bambino idealizzato e sano, vanno in fumo le aspettative sociali, la mamma e il babbo prematuri, perchè comunque la prematurità non è solo del bambino, ma è anche dei genitori e dell’intero sistema familiare, hanno dei fortissimi vissuti di colpa e di diversità rispetto alle loro aspettative interne e rispetto a quanto vedono loro intorno,e questo crea forti sensi di vuoto e di sfiducia nelle proprie capacità. La mamma prematura è una mamma che il più delle volte nemmeno vede il suo bambino, che le viene subito portato via e ricoverato in un reparto diverso dal suo. Spesso la mamma prematura è in difficili condizioni cliniche per cui fa anche fatica a recarsi a trovare il suo bambino e a dargli quella vicinanza emotiva così necessaria nei primi momenti di vita. Spesso si sente in colpa per quanto accaduto, rifiuta inconsciamente il suo bambino, non riesce a sentire affetto per lui. Spesso fa fatica ad allattare al seno, sia per la lontananza fisica che non stimola gli ormoni dell’allattamento, sia per lo stress psico fisico cui è sottoposta. Tutti questi fattori contribuiscono a rendere difficile il primo legame mamma – bimbo, base necessaria per ogni futuro sviluppo, sia da un punto di vista emotivo, ma anche da un punto di vista fisico”.
Quanto aiuta fare rete tra genitori che hanno vissuto la stessa esperienza?
“Fare rete è fondamentale. Lo è per tutti i momenti delicati, di transizione, così come il parto. Lo è a maggior ragione per la prematurità in cui i vissuti sono quelli della diversità, cioè di essere genitori diversi dagli altri, come un po’ marziani, per avere vissuto la realtà della Tin (terapia intensiva neonatale, ndr), che è una realtà con regole sue, sconosciute al mondo esterno. E’ davvero come un pianeta sconosciuto. Trovare genitori che hanno passato le stesse cose aiuta molto a calmare il senso di inadeguatezza e di diversità. Sarebbe inoltre importante un intervento mirato ai genitori sull’elaborazione del trauma, perchè di questo si tratta. Finché il trauma non è superato nei genitori rimangono comportamenti irrazionali spesso non buoni per la crescita del figlio: iper protettività anche quando ogni pericolo è passato, oppure l’ansia legata all’alimentazione, all’accrescimento ecc…”.
Di che informazioni c’è bisogno dopo la nascita? 
“I bambini prematuri per la particolarità delle esperienze psico fisiche che hanno vissuto, anche quando non riportano danni cerebrali conclamati, hanno comunque delle caratteristiche psico-emotivo-comportamentali particolari che possono contribuire a differenziarli rispetto ai loro coetanei. Le difficoltà più comuni possono essere disturbi del linguaggio, difficoltà di socializzazione, disturbi del sonno che ricorda inconsciamente la separazione traumatica iniziale, disturbi dell’alimentazione, impaccio motorio, difficoltà nella separazione dai genitori, prevalenza di emozioni negative, bambini facilmente irritabili e con tendenza alla depressione, eccesso di paure, soprattutto del buio e delle situazioni nuove. Questi problemi si manifestano  con diverse intensità a seconda della storia personale, ed è fondamentale istruire i genitori su ciò che provoca nel loro figlio comportamenti diversi rispetto ai suoi coetanei, questo per evitare approcci educativi sbagliati, giudizi negativi, scoraggiamento, è importante spiegare che le esperienze precoci della nascita, così come traumatizzano i genitori, traumatizzano anche il bambino, e che il trauma resta inscritto nelle cellule del suo corpo e si presenta sotto forme diverse una volta cresciuto. Sono bambini, quelli prematuri, che  richiedono ai genitori un impegno molto alto da un punto di vista emotivo, sia da neonati, sia una volta cresciuti”.
Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi sta vivendo la tua stessa esperienza?
“Ci sono molte cose che si possono fare per aiutare bambini e genitori e prima si comincia meglio è. Ci sono studi che evidenziano il positivo ruolo dell’acqua calda sullo sviluppo psico-motorio e questo è un intervento che si può fare anche da grandi. Il bisogno di calore e di contenimento del prematuro non finisce mai, l’acqua aiuta molto anche a consolidare i rapporti familiari, a scoprire nuove modalità giocose di relazione, insomma la prematurità non finisce mai, si potrebbe dire. o meglio finisce nel momento in cui si riesce a colmare quel vuoto, quello strappo che si è creato alla nascita”.
Che informazioni raccogli sul tuo blog? 
“Il mio blog cerca di raccogliere informazioni che aiutino a capire la realtà emotiva del prematuro e dei suoi genitori. Ultimamente l’ho aggiornato poco per problemi di tempo, ma mi riprometto di aggiornarlo con il nuovo progetto che sto cercando di creare qui dove abito, a Ozzano Emilia. Il mio sogno è quello di creare un centro in cui i genitori prematuri possano trovare accoglienza e sostegno per affrontare il difficile compito di far crescere un bambino nato troppo presto”.

 

In questo articolo ci sono 3 commenti

Commenti:

  1. ecco, la mia terza sorella è nata prematura (ormai 25 anni fa)…non so se per l’ospedale, o per “usanze differenti” dell’epoca, fatto sta che a mia mamma non è mai stata data la possibilità di avvicinarsi all’incubatrice, di allattarla, di accarezzarla. Mia sorella è cresciuta con un lievissimo ritardo, con insicurezze caratteriali, con difficoltà di apprendimenti, con insegnanti che se ne volevano lavare le mani…ora è grande, lavora, se la sa cavare, fa ancora corsi di terapia del linguaggio, ma è stata dura…

  2. Immagino, Gab, quanto possa essere stata dura. Pensa quante cose sono cambiate ma quanto ancora si può fare. Credo che scambiarsi informazioni utili e la condivisione sia un aiuto importante. Come il non sentirsi soli. Per questo abbiamo raccontato di questo blog, sperando che possa essere d’aiuto a tanti!

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