Il compito delicato dei medici della Terapia intensiva neonatale: accanto ai piccoli e a sostegno delle famiglie

Terapia intensiva neonatale, un reparto dove ad essere assistito non è solo il bambino nato prematuro o con problemi di salute, ma tutta la sua famiglia. Lo sa bene Gina Ancora, a capo della Tin dell’Ospedale Infermi di Rimini, una donna alla guida di un reparto delicato dove i neogenitori si trovano catapultati in un contesto di incertezza dovuto alle delicate condizioni cliniche del bambino. Un reparto dove si cammina in punta di piedi tra attese e fragilità.
A Rimini la Tin può accogliere 22 piccoli, a partire dai prematuri, con ricoveri che possono durare fino a 4 o 5 mesi. “Assistiamo bambini con patologie più o meno gravi – spiega la dottoressa Ancora – la più grave è la pematurità e riguarda dal 6 al 7 per cento dei parti, bambini nati prima della 37esima settimana, i più fragili sono quelli nati prima della 32esima. Ma si può trattare anche di infezioni, asfissie, malformazioni”.
L’Infermi di Rimini è uno dei quattri centri in Emilia Romagna dotato anche di un reparto di Chirurgia pediatrica.
Per la maggior parte dei casi, fatta eccezione per le emergenze, le famiglie arrivano preparate al percorso che dovranno affrontare, grazie al fatto che sono state seguite in gravidanza e, aggiunge Ancora, “alle diagnosi prenatali di alto livello. Prepariamo le famiglie insieme a una psicologa, la maggior parte dei casi che accogliamo sono stati già seguiti”.
Il reparto è aperto per i genitori 24 ore su 24, in orari concordati lo è anche al resto della famiglia. “Vicino alle incubatrici – spiega – ci sono poltrone per permettere alla mamma di fare la marsupio terapia”, una tecnica con la quale il bambino viene messo nudo sul seno materno, per costruire un contatto tra i due e far sì che il piccolo inizi a riconoscerne l’odore. “Abbiamo anche un soggiorno alloggio per i genitori e sei posti letto per le mamme che vogliono rimanere vicine ai loro piccoli”.
Lavorare in un reparto del genere implica una preparazione continua e la necessità di essere sempre aggiornati. “E’ una preparazione molto dinamica – prosegue Gina Ancora – ci vuole formazione sul campo ma facciamo anche molti incontri di equipe”.
I prematuri e le loro famiglie vengono seguiti con il metodo Nidcap, “un programma di cura e di valutazione dello sviluppo concentrato sia sul neonato che sulla sua famiglia per il quale facciamo un training con un esperto che viene qui da Londra”.
“Oggi si fa molta attenzione a ricostuire attorno al prematuro un ambiente esterno idoneo alla sua età, considerando che viene tolto dal suo troppo presto. Questo aiuta a prevenire eventuali problemi neurologici che possono insorgere in futuro. Il nostro compito quindi non è solo quello di curarne gli organi ma anche l’ambiente che lo circonda”.

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