Le lingue dei bambini al centro di due nuove mostre al [Non]Museo

Lingua Mamma
Lingua Mamma

Due nuove mostre in arrivo al [Non]Museo di Cesena (via Aldini 50). Domani alle 16 inaugurano infatti “Lingua mamma”“Transnationalizing modern languages”.

La prima, di Sara Basta e Mariana Ferratto, nasce da una considerazione sul linguaggio come primo elemento di differenza tangibile tra le culture e primo veicolo per l’identificazione della realtà e per la costruzione della propria identità. Nello specifico è stato pensato per la comunità bangladese di Roma, studiando un percorso di scambio artistico-linguistico tra bambini italiani e bangladesi e tra bambini e madri bangladesi e italiane. Successivamente, lavorando direttamente con i bambini della scuola primaria Pisacane il progetto si è trasformato adattandosi alla realtà della scuola e alle diverse nazionalità dei bambini che oltre alla bangladese erano numerose: tunisina, venezuelana, romena, cinese, albanese, figli di coppie miste, con genitori italiani e statunitensi, brasiliani, francesi. I bambini sono stati considerati come i principali mediatori per le donne e le famiglie in Italia nell’apprendimento della nuova lingua. Le autrici sono partite dall’esperienza di molte donne straniere che arrivando in Italia non hanno molte occasioni di relazionarsi al di fuori della propria famiglia, e non imparano la lingua italiana se non attraverso il filtro dei figli che si integrano molto più rapidamente nel nuovo paese perché frequentano la scuola o perché giocano con gli altri bambini. Attraverso di loro, le madri possono avviare i primi passi verso l´integrazione. I lavori realizzati con i bambini sono stati presentati presso: Milano e Oltre, La triennale di Milano, M.A.X.X.I. BASE Roma, The Gallery Apart Roma.

La seconda installazione presenta una parte del lavoro svolto in due scuole di Edimburgo, la Drummond Community High School e la Castlebrae High School, nell’ambito del progetto “Transnationalizing Modern Languages. Mobility, Identity and Translation in Modern Italian Cultures (UK)”. Lavorando con insegnanti di arte e alunni di età tra i 12-18 anni, considerati come co-ricercatori nel progetto, sono state realizzate delle esperienze didattiche guardando alle pratiche di traduzione culturale pensandola non solo in termini linguistici, ma anche in relazione alle sue mutazioni in riferimento alle migrazioni e ai movimenti delle idee e degli oggetti. Punto focale di alcuni progetti è stato l’artista scozzese Eduardo Paolozzi, che gli alunni coinvolti conoscono molto bene per i riferimenti sia locali che globali del suo lavoro. Essendo i professori dei due licei considerati come coricercatori del progetto universitario, restando entro i termini teorici generali dati, sono stati lasciati completamente liberi di trovare i propri mezzi di espressione culturale con i ragazzi.

Le mostre proseguono fino al 31 dicembre.
Sia domani che domenica, dalle 16 alle 19 laboratori per bambini e ragazzi per giocare intorno alle mostre.

Ingresso libero.

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