Rivoluzione a scuola: la lezione si segue a casa, i compiti si fanno (insieme) in classe

classsssssIl telefono è bollente. Dopo la puntata di Superquark che il 13 agosto ha parlato delle classi capovolte, l’associazione Flipnet nata due anni fa per diffondere il metodo della didattica rovesciata riceve ogni giorno richieste nuove da parte degli insegnanti italiani. E i corsi per formarli si rinnovano ogni due mesi per cercare di soddisfare tutti. Maurizio Maglioni, professore di chimica all’Istituto alberghiero Domizia Lucilla di Roma, co-fondatore dell’associazione, è certo che presto il Ministero dell’Istruzione, dopo il formale e rituale via libera alla formazione dei docenti dello stivale, darà anche una sorta di avallo culturale. Nel frattempo, le resistenze permangono, sia da parte di una schiera di insegnanti che da parte di alcuni genitori.
Professore, chi vi dà l’energia giusta per continuare?
“I ragazzi: è grazie all’entusiasmo che hanno di fronte al nostro metodo che abbiamo la forza di andare avanti. Senza contare le mamme e i papà degli alunni con bisogni educativi speciali, i cosiddetti Bes. Non si può immaginare quanto siano rincuorati dal fatto che, a casa, i loro figli non siano costretti ad aprire un libro per imparare. Pensiamo ai dislessici e ai disortografici: una vera liberazione”.
Come funziona, esattamente, la “flipped classroom”?
“In modo molto semplice. I ragazzi seguono la lezione a casa, nel pomeriggio, su Internet: siamo noi docenti a indicare loro quale video o tutorial guardare. Si tratta di contenuti esterni scelti e vagliati attentamente da noi. Nel caso il professore non trovi la lezione giusta, può costruirsela da solo e caricarla on-line. Gli alunni, poi, fanno i compiti insieme, la mattina in classe, seguiti e supportati dagli insegnanti. Rispetto all’insegnamento classico, qui la lezione è più semplice e il compito più complesso. L’interrogazione, invece, è del tutto bandita: nella realtà non esiste e noi siamo pienamente convinti che non serva a nulla”.
la-classe-capovolta-libro-74151Quali sono i risultati tangibili di questa rivoluzione?
“Voti più alti, performance migliori, valorizzazione dei singoli dentro al gruppo, migliore capacità di imparare dagli altri e dal confronto. In Italia siamo abituati alle logiche da riunione di condominio: non diamo mai valore al gruppo, all’apprendimento cooperativo: non sapete, invece, quanto serva e quanto valorizzi tutti. Capita che l’alunno con difficoltà, addirittura, prenda un voto migliore di quello normodotato: un dislessico, per esempio, ascolta la consegna letta ad alta voce dai compagni e poi si applica, libero dal peso della lettura. Un grandissimo vantaggio”.
Quali ostacoli incontra, davanti a sé, la didattica capovolta?
“Il digital divide, la mancata connessione a Internet di cui soffrono ancora molte famiglie. Alcuni dirigenti scolastici hanno formato classi capovolte riunendo solo gli alunni che a casa hanno la possibilità di navigare. Una scelta forse non popolare ma che consente di bypassare il problema”.
Nord e Sud: il vostro metodo dove attecchisce meglio?
“Ovunque. Al Nord molti insegnanti sono già abituati alla didattica 2.0 e quindi propensi alla nostra proposta. Al Sud non c’è certo la stessa diffusione di Lim e tablet a scuola ma il bello è che, per capovolgere una classe, non sono necessari. Il computer o lo smartphone servono a casa”.
Quanti sono, finora, i docenti formati?
“Un migliaio. Al 90% provengono dalla scuola secondaria inferiore e superiore, come le medie del Guercino di Bologna. Alle elementari è molto più difficile attivare le classi capovolte: ci vuole un’alleanza stretta tra docenti e genitori. Il fatto che bambini così piccoli navighino su Internet fa paura e trova perciò, spesso, pareri sfavorevoli”.

Qui il sito di Flipnet
Qui il gruppo Facebook

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g