Settanta bambini della scuola primaria Marconi di Imola hanno imparato la Lis (Lingua dei segni) per comunicare con una bambina con disabilità che, a causa di una disabilità, fatica a comunicare in altro modo.
«Nostra figlia Sole è più serena, adesso che può farsi capire ed essere capita. Speriamo che l’esperienza avviata nella sua scuola possa fare da apripista per altri progetti d’inclusione come quello che ci ha coinvolti».
Sabrina (nome di fantasia) vive a Imola ed è la mamma di una bambina di otto e mezzo che a causa di una disabilità, riesce a pronunciare pochissime parole, Quando un giorno, tramite un gruppo WhatsApp composto da persone che hanno la stessa sindrome di sua figlia, è venuta a conoscenza dell’associazione romana «Io se posso komunico», ha capito che poteva trovare una strada per facilitare la comunicazione della sua bambina con il mondo e viceversa.
«Grazie alla psicoterapeuta Valentina Colozza, presidente dell’associazione e interprete di Lingua dei segni, in famiglia abbiamo tutti iniziato a prendere lezioni di Lis – spiega Sabrina – scoprendo ben presto che aveva un’efficacia forte, a casa, nel tranquillizzare nostra figlia, che poco a poco usciva dalla sua bolla di isolamento».
E la cosa nel giro di non molto si allarga, coinvolgendo prima la parrocchia di San Giovanni Nuovo e poi il comitato genitori della scuola primaria Marconi, entrambi disposti a una raccolta fondi per sostenere le spese dei corsi di Lis, da fare imparare al numero più alto possibile di alunni: «Nel frattempo – spiega Sabrina – nostra figlia ha avuto un’assistente alla comunicazione, che si aggiunge quest’anno all’insegnante di sostegno e che viene anche a casa. L’unico neo è che il Covid ha trasferito le lezioni di Lis online, in ogni caso 70 bambini che studiano per poter comunicare meglio con una bambina che ha difficoltà è qualcosa di straordinario, che non ci aspettavamo assolutamente».
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